lunedì 8 luglio 2024

Lo sbaglio è contagioso

 









A tutti capita di sbadigliare 

Si sbadiglia quando si è stanchi, quando si è annoiati, quando si vede qualcun'altro sbadigliare: oppure semplicemente per "sgranchirsi" i muscoli facciali.

Può capitare anche di dover sbadigliare volontariamente per il ben noto fenomeno delle “orecchie tappate ”

Un’indagine guidata da studiosi  ha messo in luce come il cervello regola l'imitazione automatica. 

Si potrebbe affermare questa ipotesi, perché lo sbadiglio è contagioso, inutile tentare di resistere. 

Anzi, il desiderio di sbadigliare tanto più cresce quanto più si cerca di annullarlo. 

 In sostanza, il cervello ha il compito di regolare il contagio, in altri termini esso è legato al fatto che lo sbadiglio è associato all’ empatia: si tende a sbadigliare di più quando stanno sbadigliando le persone che fanno parte della nostra cerchia sociale più stretta, mentre la frequenza dello sbadiglio si abbassa di molto quando a sbadigliare sono degli estranei.

Il comportamento imitativo può influenzare le relazioni interpersonali e le dinamiche di gruppo e va spesso controllato. 

Lo sbadiglio di per sé non ha nulla di patologico ma in alcuni casi, può segnalare la mancanza di ossigeno nel sangue; sbadigliare, infatti, comporta l’assorbimento di una grande quantità d’aria e l’accelerazione del battito cardiaco, condizioni che causano un aumento dei livelli di ossigeno nel corpo. Uno sbadiglio quindi, per recuperare energia con la respirazione profonda.

Lo sbadiglio ha anche una funzione termo regolatrice; è dimostrato infatti, che durante la stagione estiva, quando la temperatura esterna è più simile a quella corporea, si sbadiglia meno che in inverno.

Le teorie in merito sono tante; io penso che sia solo un riflesso inconscio di imitazione, come capita con la moda o con i tatuaggi. 

Lo sbadiglio avviene in momenti in cui è praticamente assente un’attività fisica e di solito si è più rilassati.

domenica 7 luglio 2024

Il miracolo










Giorgia era un bambina molto silenziosa e solitaria,diversa dagli altri bambini della sua età, le piaceva meditare e spesso rimaneva in silenzio per molto tempo, come se fosse persa  in qualche pensiero profondo.

“Tesoro perché non giochi con gli altri bambini? Ti annoierai standotene qui da sola.” Sollecitò la  maestra.

Difatti, lei non si annoiava mai. Preferiva non essere disturbata mentre leggeva seduta composta al suo banco, o in un angolo del giardino della scuola mentre gli altri bambini giocavano.

La maestra, preoccupata sollecitò i genitori della ragazza ad un incontro scolastico.

I due genitori, presero atto che la loro figliola si comportava esattamente come a casa.

Giorgia era capace di leggere e meditare per tanto tempo, senza che nulla gli venisse insegnato sin da tenera età.

Sua madre si recava spesso alla libreria sotto casa a comprarle libri, un giorno tra i tanti, acquistò qualcuno di orientamento religioso. 

La famiglia nel periodo estivo, si trasferiva nella casa dei nonni in campagna,lontana dal paese a Giorgia, piaceva quel posto ,era affascinata dalla natura, dal canto degli uccellini, dal meraviglioso ruscello che costeggiava la casa, lo considerava un piccolo paradiso.

Un giorno accadde qualcosa di insolito, la ragazza come era solita fare, era seduta sotto la grande quercia con il suo libro tra le mani in  uno stato confusionale come in estasi 

 La madre che più volte in vano l’aveva chiamata,non vedendola arrivare si allarmò e corse a cercarla.

Inginocchiata vicino a sua figlia trovò una donna con suo figlio che piangeva.

“Che cosa è successo? Perché piangi?” domandò agitata la mamma.

“Giorgia ha guarito mio figlio. 

Ha  compiuto un miracolo. Marco non riusciva a parlare e ora mi chiama mamma !.”

Lo stupore della donna fu così forte, che sconvolta corse in chiesa e raccontò al sacerdote tutto ciò che aveva visto. 

Il sacerdote la tranquillizzò dicendo: “Non temere, la chiesa è cauta su certi argomenti, provvederà a fare le dovute valutazioni, sicuramente la ragazza è un’anima eletta e il buon Dio ascolta le sue preghiere.”

Nel frattempo la mamma di Giorgia riportò sua figlia a casa incredula per ciò che aveva assistito e udito da quella donna.

L’episodio si sparse per tutto il paese e dintorni. La gente veniva a trovare Giorgia ogni giorno e le chiedeva di pregare per i propri cari.

Quella casetta di campagna divenne un santuario. 

In seguito, Giorgia  espresse ai suoi il desiderio di entrare in convento e offrire la sua vita a Dio, i genitori, acconsentirono e l’accompagnarono al più vicino convento del paese dove prese i voti. 

Trascorsero molti anni da quell’episodio, la chiesa riconobbe Giorgia beata; visse in serenità e santità illuminata dal cielo e sostenuta da Dio, suo amato sposo 

sabato 6 luglio 2024

Lettera aperta della bimba morta, perché dimenticata









Caro nonno, io non sono mai nata per te, ed è stato facile. dimenticarti di me.

Sono stata un errore, un inciampo nella tua vita.


Non ho deciso io di voler nascere.


Non ho diritto di reclamare un amore che non volevi darmi.


Ritorno a capo chino dal mistero dai cui sono riemersa dopo anni di ricerche e amare verità. 


Non sono arrabbiata, sono soltanto triste per il modo che hai usato per escludermi dalla tua vita.


Mi aspettavo di trovare gioia, mi illudevo di intenerirti ero solo un fagotto in attesa di Amore ma non è stato così!


 Sono venuta da te senza potermi rimproverare di aver sbagliato qualcosa… non mi hai dato tempo!


Riporto al buon Dio questo tuo amore mancato…consegno il fallimento di un angelo.


Molti ti hanno giudicato e condannato  ma è poca cosa rispetto a un dolore mai provato.


Adesso non ha più senso piangere su cose che potevano andare in modo diverso perché per te non c’è stato tempo di essere tua nipote…ed io non ho avuto modo di conoscere te e la mia vera mamma.

venerdì 5 luglio 2024

Ogni giorno è un'opportunità per cambiare la nostra vita.





Mauro e  Ada erano i miei genitori sono stati sposati per 50 anni.
 Una mattina d’estate, mentre mia madre stava  preparando la colazione, ebbe un malore.
 Mio padre cominciò ad urlare, tanto da svegliarci tutti. 

Senza aspettare che chiamasse il 118, prese la sua auto dal garage sul retro della casa e a tutta velocità, senza rispettare il codice della strada, la portò in ospedale.

Quando arrivò, purtroppo, per lei non ci fu più nulla da fare.

I medici dissero che a portarla via fu un infarto.

Durante il funerale, lo sguardo di mio padre, era assente. 

Piangeva restando in silenzio.

Quella sera, in casa si respirava un'atmosfera di dolore e nostalgia, ricordammo aneddoti bellissimi per ricordare la nostra amata mamma.

Mentre eravamo seduti a tavola, mio fratello Paolo, cominciò a parlare della vita dopo la morte e a fare ipotesi su come e dove sarebbe stata la mamma in quel preciso momento.

Mio padre ascoltava attentamente, all’improvviso ci chiese di accompagnarlo al cimitero.

Papà!", rispondemmo, "è molto tardi è quasi mezzanotte, non possiamo andare al cimitero adesso, forse sarebbe meglio aspettare domani!".

Lui, si mise in piedi, alzò il tono di voce e con uno sguardo fisso disse:

"Non ribattete con me, per favore vostro padre ha appena perso la moglie da 50 anni".

Ci fu un momento di rispettoso silenzio, nessuno replicò. 

Paolo, prese l’auto, ci recammo al cimitero, c’era il guardiano notturno a cui abbiamo chiesto il permesso ad entrare.

Con una torcia elettrica raggiungemmo la tomba. 

Mio padre,  si sedette sulla fredda lastra di marmo bianca e guardando la foto di nostra madre la accarezzò, pregò e raccontò a noi figli, che guardavano la scena commossi:

"Abbiamo trascorso 50 anni di vita insieme…sapete quanto tempo è…! Nessuno può parlare di vero amore se non ha idea di cosa significhi condividere la propria vita in amore”.

Fece una pausa e si asciugò le lacrime che riguardavano il suo viso. "Io e lei, eravamo insieme in tutto…, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo preso decisioni importanti sempre sostenendoci l’un l’altro.

Ho cambiato lavoro..." continuò. "Abbiamo fatto le valigie e venduto la casa quando ci siamo trasferiti in questa città, ci ha dato gioia, vedere voi ragazzi realizzati nel lavoro, abbiamo pianto la perdita di persone care, ci siamo sostenuti a vicenda perdonando i nostri errori…

Ragazzi,  ora non c'è più e io sono contento, sapete perché?

Perché se ne andata via prima di me.

Non ha dovuto passare l'agonia e il dolore di seppellirmi, di essere lasciata sola dopo la mia morte. Sarò ii a passarlo, e ringrazio Dio per questo.

La amo così tanto che non avrei voluto che soffrisse...".

Quando nostro padre terminò di parlare, a me e ai miei fratelli scesero le lacrime sul viso. Lo abbracciammo e lui ci confortò: "Va tutto bene, possiamo andare a casa, è stata una giornata intensa".

“Quella sera capimmo cos'è il vero amore; che non a nulla a che fare con l'erotismo o con il sesso, piuttosto qualcosa di più profondo…

Il vero amore è legato al complemento, alla cura della persona e, soprattutto, inteso come valore che due persone responsabili e impegnate professano".