
Un giorno ero con mio padre e mi è capitato di assistere con i miei occhi la scontentezza del male. A Milano, dove eravamo soliti andare per piacere una decina di anni fa.
Avevamo appena fatto colazione ad uno dei bar del centro, quando all’improvviso mi sono slogata una caviglia. Mio padre, un uomo molto premuroso, mi accompagnò in ospedale al pronto soccorso.
La sala visite era piena di pazienti apparentemente sani, alcuni erano convalescenti che passeggiavano per i luoghi corridoi, qualcuno in carrozzella e alcuni con il pallore della morte sul viso.
Nell’attesa che arrivava il mio turno di visita, notai giungere una coppia di mezz’età, moglie e marito, lui in sedia a rotelle; pensai subito che era lui il paziente da visitare, ma subito dietro di loro c’era una giovane ragazza all’incirca di una trentina d’anni, la malata era lei ed era la loro figlia.
Quella poverina, era completamente priva di capelli, il viso devastato e senza espressione, pallida, due enormi lividi neri intorno agli occhi, una magrezza scheletrica. Era una malata terminale, lo si percepiva chiaramente, al di là di ogni possibilità di guarigione.
Nonostante purtroppo avessi già visto molte altre persone ridotte in quello stato, il cuore si intristì al pensiero che quella ragazza avrebbe potuto essere una mia cugina o addirittura mia sorella.
Impietrita e sconcertata.
Ci impiegai un po’ per notare che l'atteggiamento dei genitori non era poi quello che ci si aspetterebbe in una situazione gravissima come quella appena descritta: si rivolgevano a lei in modo scorbutico, le urlavano contro affinché spingendo la sedia a rotelle non urtasse i muri o le porte e che tenesse diritta per evitare di far male al padre o di farlo cadere.
Quando poi, la madre trovò posto a sedere, prima che la figlia potesse anche lei sedersi, la guardò con occhi minacciosi. L’ospedale di per sé, è un luogo di dolore, e alle volte il dolore fa brutti scherzi… assistere quella situazione mi mise un certo disagio.
Si aprì la porta e un’infermiera chiamò la ragazza nella stanza per la visita, i genitori restano fuori insieme a noi in sala d’attesa.Solo in quel momento posi attenzione a quello che i genitori della ragazza stanno confabulando alle persone sedute accanto a loro.
E rimango allibita, senza parole.
Madre:" Proprio adesso doveva ammalarsi questa disgraziata! Prima lavorava, portava un po' di soldi a casa, adesso è stata licenziata, se muore come faccio ad occuparmi di mio marito, che disgrazia che ci doveva capitare!"
Padre: " E non tutte le medicine per questa malattia sono gratis, ci sono un sacco di altre spese, ce le dobbiamo accollare noi… due pensionati, sono tre anni che sta male, e non sappiamo ancora per quanto tempo andrà avanti, almeno ci dicessero chiaro che non c'è più niente da fare, così uno sa come regolarsi…"
Tutti i presenti guardavano i due genitori ingrati, qualcuno si allontanava, loro invece erano convinti di avere ragione, cercando la solidarietà delle persone che erano rimaste solo ad ascoltare.
Basta dico a me stessa, mi vengono i brividi ad ascoltare queste cattiverie, mi alzo così comincio ad andare avanti e indietro per il corridoio nonostante la caviglia mi facesse male e mio padre mi esortava a stare seduta per non aggravare la mia situazione.
Sono felice di andare a prendere un po’ d'acqua e qualcosa da sgranocchiare, così esco di lì e non devo respirare la stessa aria di quei due genitori che non hanno nulla per essere chiamati tali.
Una figlia nel rispetto della sofferenza della malattia che sta vivendo e della morte da coloro che dovrebbero amarla, viene colpevolizzata perché non può più essere efficace per le loro esigenze.
Due genitori che dovrebbero essere devastati dall' angoscia della loro figlia che sta male, e invece la loro unica preoccupazione è che quando lei non sarà più , non avranno più le attenzioni gratuite di cui hanno goduto fino a questo momento.
Penso, che questi genitori sono poveri dentro, gli manca l’amore e non c' è miseria economica che possa giustificare tanta disumanità.Mi rendo conto che in alcune persone, il senso umano manca e prevale l’istinto animale.
Cerco di immaginare quale potrebbe essere stata la vita di quella figlia con due genitori così autoritari anche prima della malattia, non mi viene in mente niente di diverso dalla vita di una reclusa.
Quando ritorno con la bottiglietta dell' acqua per prendere il mio posto accanto al mio babbo, incrocio lo sguardo della ragazza che esce da quella stanza con un’ espressione devastata, sconvolta di più di quando era entrata, se ne va spingendo quella sedia a rotelle del padre, la madre che la segue. Nessuno dei due le ha chiesto come è andata la visita, o cosa le ha detto il medico.
Mio padre, dopo la mia visita, mentre torniamo a casa in macchina, discutevamo di quello che è successo; Mi aggrappo a lui in un abbraccio e piango di commozione, lui di rabbia.
Oggi ho visto il male con i miei occhi cosa peggiore, che non si può descrivere, che rimane nascosto nella quotidianità delle persone normali, e le pervade fino a svuotarle fino all' ultimo residuo di umanità.
Genitori che mettono al mondo i figli all'unico scopo di avere qualcuno che un giorno sarà obbligato ad assisterli
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