giovedì 12 dicembre 2024

Assurdo, ma vero



 

Mentre giravo per la città di Bari, nella zona centrale ricca di negozi e boutique, mi sono imbattuta in un negozio con grandi vetrine che esponevano uno stuolo di orologi da polso. 


Alcuni dorati, altri tempestati di gioielli, lucenti e alcuni piuttosto attraenti. 


Mentre ero lì, ho notato il prezzo di molti di loro: un mese di stipendio, per altri anche di più! Erano esposti in modo da far scintille con la luce. 


Ad ogni modo, mentre restavo lì abbastanza a lungo, ebbi un momento, una sorta di esperienza fuori dal corpo. 


Mi sono persa e, in una sorta di stordimento, ho dimenticato cosa stavo guardando. 


Oppure ho visto gli orologi, in tutta la loro assurdità?

 

Non ho potuto fare a meno di vedere la stupidità in vetrina: l'assurdità di lavorare un mese per permettermi un dispositivo che non fa altro che dirti l'ora. 


E, in molti casi, l’orologio da polso non svolge più nemmeno quella funzione di base. 


Abbiamo i telefoni per questo, e se uno guardasse semplicemente in alto, con tutti i tendoni digitali che vorticano proprio sopra le nostre teste, non morirebbe mai di fame per non sapere l'ora del giorno.

 

Ma la natura surreale di ciò che ho provato in quel momento era come prendere una lattina: una dose di qualcosa che ti permette di guardare da un punto di vista precedentemente sconosciuto.


 Dopo che l’effetto svanisce, è normale chiedersi quale sia la vera realtà. 


Tuttavia, mi ero persa nella vetrina: l’onnipresente orologio da polso, un classico oggetto di fabbricazione umana che può contenere una pletora di significati simbolici tutti in una volta. 


Ma devo ammettere che, per quanto inutili, gli orologi da polso possono essere belli per cui sottometto l'assurdità alla tradizione. 


Credo che nessuno compri un orologio per leggere l’ora, sicuramente per mostrare un oggetto costoso.


 L’ultima sciocchezza è di un  artista italiano, Salvatore Garau, un burlone con una vena simile, ha recentemente venduto una scultura invisibile, intitolata e chiamata "Io sono" per un prezzo relativamente basso, se paragonato alla vendita di della banana di Cattelan. 


Ma, nonostante ciò, i titoli dei giornali di una tale acrobazia praticamente si sono scritti da soli. 


Questi imbrogli nel mondo dell'arte sono così sfacciati, così spudorati, che anche il filisteo che deve ancora accettare le varie forme del movimento d'arte moderna deve confessare: per lo meno, le opere nei musei d'arte moderna sono visibili, per lo meno sono sculture o dipinti. 


Lamentati degli espressionisti astratti come potresti, ma qualunque cosa ridicola che sia stata detta su di loro, deve essere raddoppiato, triplicato, aumentato infinitamente quando gli occhi sono puntati su Comedian, la banana che Maurizio Cattelan ha fatto assurgere a fatto d'arte, senza neanche sbucciarla o dipingerla: semplicemente attaccandola con un pezzo di nastro adesivo e poi appendendola al muro dopo averla comprata da un fruttivendolo.

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