venerdì 23 agosto 2024

Amando











A passo lento affondo i piedi nel passato continuo a seguire il mio vento in silenzio.

Percorro la mia via dell’infinito

movendo passi pesanti nello sventolio di vecchie e fresche emozioni.

Ho bisogno del suono della poesia

del fascino delle parole d’amore che mi solleticano 

il cuore. di versi, allora disegno i miei pensieri

raccolti nella nuvola della speranza, grondi di miele.

Un raggio di sole sfugge al padrone dei mondi.

Un sussulto di vita aleggia nell’anima

filtra e percepisce  effluvi di eternità insieme a te.

L'amore è fuoco, bruciore  per qualcuno da amare alla follia,

eco e tuono nella tempesta della vita.

giovedì 22 agosto 2024

La qualità dei pensieri

 








"La felicità della tua vita dipende dalla qualità dei tuoi pensieri" — Marco Aurelio

Una mia amica ha lasciato questa citazione sulla chat e su cui ci ho riflettuto molto.

Proprio come le membrane cellulari, le nostre menti sono molto semi-permeabili, non  è corretto dire che siamo infinitamente manipolabili, ma è anche vero che siamo più influenzabili di quanto vorremmo ammettere, ecco perché il marketing funziona.

L'altro giorno ho avuto una riflessione interessante, ho capito che ero in grado di fare la stessa cosa che faceva Marco Aurelio, ovvero meditare.

Anche la parola stessa sembrava interessante, puoi definirla come "trovare il tuo centro" o "allinearti" e mi piace molto, una cosa che ho notato crescendo è che a volte ci vuole tempo per capire cosa sta realmente succedendo nella mia testa.

Cosa sto pensando in questo momento?

 Cosa sto provando? 

Cosa ha causato questa reazione? 

Devo pensare alle cose in questo modo o c'è un altro modo? 

È qualcosa che un buon allenamento, del cibo e un po' di sole possono risolvere? 

Oppure devo avere una conversazione difficile con qualcuno?

 O devo semplicemente smettere di procrastinare e iniziare a fare la cosa che ho detto che avrei fatto?

Tutte queste domande emergono mentre medito e lottare con esse ha reso la mia vita incommensurabilmente migliore.

Marco Aurelio sembra essere stata una persona straordinaria e saggia la cui influenza sulla filosofia stoica sta ancora avendo un impatto positivo sulla vita delle persone oggi in modo molto più diretto, a quanto pare, di qualsiasi cosa abbia fatto come imperatore romano.

Quando penso al termine filosofo in un contesto moderno, mi vengono in mente molte connotazioni negative.

 Immagino qualcuno che si diletta in un sacco di argomenti, ha una risposta per tutto, si vanta di essere visto come un intellettuale e guarda gli altri con sufficienza. 

Penso che parte di questo sia influenzato dai media e dagli stereotipi, e c'è del vero in tutto questo, ma in un senso più profondo, so quanto sia importante avere una conoscenza della filosofia come cornice per vivere la vita in modo pratico.

 Ci sono così tante analogie che potrei usare, come dire che è un algoritmo per prendere decisioni o un set di lenti attraverso cui puoi guardare il mondo. 

Non si tratta solo di conoscenza fine a se stessa, ha implicazioni nel mondo reale non solo per essere efficaci, ma anche per vivere una vita degna di essere vissuta.

mercoledì 21 agosto 2024

Il Naufragio del *Bayesian*


Il vento soffiava forte quella notte, spingendo nel mare di Bagheria, una barca a vela di 56 metri, con  bandiera del Regno Unito, il *Bayesian*,verso l'ignoto. Pietro, il capitano, aveva visto molte tempeste in vita sua, ma qualcosa in quella notte lo metteva a disagio. Le onde erano alte come montagne, e la pioggia cadeva come se il cielo stesso fosse in lacrime. Tuttavia, Pietro non mostrava segni di paura; il suo volto era una maschera di determinazione.

Con lui a bordo c'erano venti passeggeri e dieci membri dell'equipaggio: Luca, un giovane marinaio pieno di vita e ambizione; Marco, un vecchio lupo di mare con storie di ogni angolo del mondo, e Elena, una giovane donna con uno spirito indomabile, che aveva insistito per unirsi al viaggio nonostante i pericoli.

Il  * Bayesian* si muoveva con difficoltà, scosso dalle onde che sembravano volerlo inghiottire. Pietro sapeva che erano fuori rotta, ma non c'era molto che potesse fare in quella bufera. La radio non funzionava, e la bussola girava impazzita. L'indifferenza del mare verso la loro sorte era palpabile.


Luca era il primo a cedere alla paura. "Non ce la faremo!" gridò, cercando rifugio sotto il ponte. Marco gli lanciò un’occhiata severa. "Il mare non perdona la paura, ragazzo. Tieni duro."


Elena, invece, rimaneva al fianco di Pietro, cercando di assisterlo come poteva. Il suo coraggio era una scintilla nel buio della notte, ma anche lei sentiva l’ombra del destino avvicinarsi.


All'improvviso, un’onda gigantesca colpì la barca con una forza tale da spezzare l'albero maestro. La vela cadde a picco, strappata e inutile. La barca si inclinò pericolosamente, e Pietro gridò agli altri di aggrapparsi a qualsiasi cosa trovassero.


Il mare ruggì come una bestia affamata, e il *Bayesian* iniziò a imbarcare acqua. Era chiaro che la barca non avrebbe resistito ancora a lungo. Pietro sapeva che dovevano abbandonare la nave. "Ai gommoni di salvataggio!" ordinò.


Luca era paralizzato dalla paura, incapace di muoversi. Marco cercò di trascinarlo, ma la corrente era troppo forte. Elena riuscì a lanciare una corda verso di loro, e insieme, faticosamente, riuscirono a raggiungere il gommone.


Pietro fu l'ultimo a salire. Guardò il* Bayesian* per l'ultima volta, vedendolo scomparire tra le onde. Era come dire addio a una parte di sé.


Ci fu il caos tra passeggeri ed equipaggio trascinandoli in acqua,  alcuni non fecero in tempo a uscire dalle proprie cabine.
Tra i sopravvissuti la piccola Sophia, di un anno, afferrata dalla mamma prima che fosse troppo tardi. 


Lei non può raccontare l'inferno vissuto a bordo, ma i suoi genitori si, con le lacrime agli occhi tra il sollievo, la paura, il dolore e la consapevolezza di chi dall'acqua non è uscito.


 La mamma ricorda i tuoni, i lampi, una corsa disperata con la bimba stretta al proprio corpo
«verso il finimondo e faticavamo io e mio marito a sorreggerci...per due secondi l'ho persa in acqua, poi l'ho subito riabbracciata tra la furia delle onde, mentre il mare era in tempesta. 
In tanti urlavano e in quel disastro non so come sia possibile essere rimasti vivi».


Per fortuna si è gonfiata la scialuppa di salvataggio e in 11 sono riusciti a salirci sopra. 

Il gommone galleggiava alla deriva, alla mercé delle onde. Nessuno parlava; la realtà della loro situazione era troppo dura da accettare. La tempesta continuava a infuriare, e il freddo penetrava nelle ossa.


Dopo ore che sembrarono eterne, la tempesta iniziò a placarsi. L’alba si affacciava all’orizzonte, tingendo il cielo di rosa e arancio. Ma per i quindici sopravvissuti non c’era alcun conforto. Erano soli in un vasto oceano, senza cibo, senza acqua, e senza una chiara idea di dove fossero.

Il silenzio tra loro era carico di tensione. La vastità del mare era spaventosa nella sua indifferenza. Poteva inghiottirli senza lasciar traccia, e nessuno se ne sarebbe accorto.


Elena fu la prima a parlare. "Non possiamo arrenderci adesso. Dobbiamo continuare a lottare."


Pietro annuì. "Ha ragione. Il mare può essere crudele, ma non possiamo lasciare che l'indifferenza ci vinca. Se manteniamo la calma e la speranza, possiamo farcela."


Le ore sembrano giorni, i minuti, ore.
La  speranza, quella che sembrava perduta insieme alla barca, cominciò a rinascere in loro.


Furono salvati, stanchi e affamati, ma vivi. Il mare li aveva messi alla prova. Avevano visto il volto dell’indifferenza, ma avevano risposto con il coraggio e la solidarietà.


Pietro, Marco, Luca ed Elena tornarono sulla terraferma, cambiati per sempre. Il *Bayesian* era andato, ma in loro era rimasta una nuova forza, nata dalla lotta contro le avversità e dall'essere sopravvissuti all'indifferenza del mare.

martedì 20 agosto 2024

L’ altruismo di zia Matilde












Al secolo scorso, in un paese della Calabria, precisamente Siderno viveva una famiglia numerosa, c’era nonna Alessandra, suo marito e sei  figli.

La signora Luigia Maria era la loro quarta figlia, in età adulta sposò Francesco, anch’esso nato in una famiglia numerosa, era sesto di sette fratelli, dalla loro unione nacque Lia che racconta quello che avvenne all’epoca dei fatti, quando c’era la mentalità del figlio maschio 


Nonostante i nonni non ci sono più Lia continua a sentirli spiritualmente vicini.


Mio nonno, ha generato 6 figli, tutte femmine una per ogni anno,  l’ambito figlio maschio, non è mai arrivato .


Purtroppo lui è morto ancora giovane quando aveva poco più di cinquant’anni e la più piccola delle figlie solo 6 mesi di vita;  la nonna, rimasta vedova all’età di trentatré anni, ha vissuto la 2ª guerra mondiale.


Insieme alle figlie ha attraversato momenti difficili tanto da farsi carico di tutte le responsabilità, anche decisioni importanti come quella di recarsi in un’altra regione e precisamente in Basilicata a Satriano provincia di Potenza pur di trovare serenità per se stessa e le sue amate figlie 


In quel periodo, hanno vissuto di espedienti, lavorando per altre famiglie, come lavare i panni o semplicemente rammendarli, questo fino a quando la guerra ebbe fine.


Tornate a Siderno, mia madre e le sue sorelle, continuano a svolgere il lavoro che sino ad allora le aveva procurato da vivere, zia Matilde, tredicenne trovò impiego invece in una lavanderia fino all’età del pensionamento, la famiglia tornò alla normalità e si ricompose insieme ai genitori di mia nonna.


Il mio bisnonno Nicola, persona molto dura e arida nel carattere, invece di apportare sostegno morale ed economico a sua figlia e le nipotine, suggerì di vendere mia zia Matilde considerata la bambina meno bella rispetto alle altre sorelle perché gracile.


Nonna Alessandra, sostenuta dalle figlie maggiori ed essendo una donna molto forte nel carattere, desistette da fare quel gesto perché le amava tutte  indistintamente 


 Con tanti sacrifici, nonna, riuscì a sposare tutte le sue figlie tranne zia Matilde che per scelta e amore verso sua madre e sua sorella più piccola 

volle restare nubile, ma anche per dedizione a tutta la famiglia che nel frattempo si era allargata facendola diventare zia 


Sua nipote Lia parla di zia  Matilde con totale ammirazione la definisce così:  “lei era la nostra casa”


È stata il perno su cui contare nei momenti in cui si richiedeva la sua presenza, lei, correva senza esitare, addirittura, ha assunto anche il ruolo di mamma per ciascuno di noi nipoti, in quella casa dove  è  nata accudendo la mamma ormai anziana 


Zia Matilde è riuscita a superare il trauma di tutte quelle vicissitudini subite da bambina, in particolare da suo nonno.

Grazie al suo carattere determinato è stata capace di dare amore a tutti noi, ci ha lasciati all’età di ottant’anni il suo ricordo resta ancora vivo, soprattutto il suo altruismo nel dare amore in modo incondizionato