Tenero, ingenuo bimbo che viso in terra frescura
t’accarezzava.
Volevi sparger lo sguardo sull’umile panorama.
Scoprire la natura era l’ardor che inclinava il tuo corpo.
Ricurvo, protendevi tra fiocchi di polveri,
dove raminghe formiche spaventavi.
Annerite ginocchia, grigie manine e
stropicciati vestiti,
erano i segni di battaglie che allora si
dicevano giochi.
Gioivi della solitudine, perché eri
padrone del mondo.
Nebbia nel tempo, ora riscopri te
stesso.
Sì! Ancora curvo, ma per altri sentieri!
Felice ti ritrovo, per quei ricordi
senza tramonti.
Ti scopro a respirar aria antica.
Il tuo cuore è ancora bambino.
By Guido Di Domenico
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