Mi è capitato di vivere un’esperienza particolare. Un giorno, mentre impazzava un forte temporale, rimasi incantata o meglio, ammaliata dalla potenza della natura. Gli assordanti tuoni, le accecanti fotografie dei lampi e lo zufolare dei venti che insistentemente facevano vibrare porte e finestre, creavano un clima esoterico dal quale ricavavo un inspiegabile piacere al pensare. L’agitazione dei miei famigliari costituiva un contorno complementare alla furia della natura.
La mia attenzione si concentrava su piccoli eventi
insignificanti nel quadro scenografico i quali diventavano attivi catalizzatori
di profonde riflessioni.
Più fonti di pensiero mi stimolavano a una controversia
interna, nata dall’osservazione attraverso la finestra di un rametto d’albero
sbattuto ripetutamente contro un cartello pubblicitario dalla furia del temporale.
Di seguito riporto il contenuto di questo inusitato
colloquio.
Saggio: Il rametto sbatte contro l’ostacolo e non ha coscienza di
sé, ma se l’avesse, sarebbe convinto del suo ruolo nella natura?
Necessità: Forse si! Comunque se ne farebbe una ragione.
Pessimista: Qualunque ragione che si darebbe, sarebbe triste! Avrebbe
la consapevolezza di essere nato senza il suo permesso e costretto a vivere in
quella posizione solo per il piacere dell’albero.
Necessità: Sarebbe una brutta ma unica possibilità per esistere. Vivendo
può avere vista meravigliosa che l’albero gli offre insieme al cibo.
Saggio: Potremmo pensare che la storia del rametto abbia fatto in
modo che una qualunque giustificazione, acquisita per esperienza e osservazione
della natura, si sia poi trasformata in una convinzione così radicata da
inibire la critica alla sua stessa esistenza.
Pessimista: Scusami Saggio, vorresti dirmi che il rametto potrebbe crearsi
un’illusione che gli consentirebbe di accettare il suo stato e ruolo nella natura?
Saggio: Si! Almeno per le questioni più dolorose e sarebbe
convinto pure di essere libero di oscillare o di poter predeterminare il tipo e
l’intensità dell’oscillazione. In altre parole, potrebbe godere di una libertà
fatta a sua misura.
Necessità: Dipenderebbe dal rametto, quindi, come intendere la vita: inferno o paradiso?
Stando attaccato all’albero non avrebbe altre scelte e sarebbe oltre che
stupido anche inutile trascorrere la vita lamentandosi.
Pessimista: Bel premio date a chi vorrebbe elevare se stesso a padrone
della natura e nobilitare il suo ruolo; gli chiedete di prendersi in giro da
solo!
A questo punto sarebbe meglio togliergli la consapevolezza
di esistere e lasciare la questione all’albero.
Necessità: Pessimista, tu commetti l’errore di far ragionare il
rametto con i tuoi riferimenti. Non sarebbe un gran male per il rametto stesso,
se le sue percezioni rispondessero alle condizioni e funzioni per cui è nato
come parte dell’albero. Il nostro rametto deve essere felice di esserlo anche
rinunziando a certe libertà che non gli competono e che solo tu puoi vedere
dall’esterno. Dovrebbe bastagli sapere di far parte di un disegno più grande al
quale non gli si chiede di essere d’accordo né tanto meno di capirlo.
Saggio: Ben detto Necessità! Tutto ciò che il rametto potrebbe conoscere
deve necessariamente passare attraverso i suoi sistemi sensoriali i quali
diventerebbero i principali responsabili delle sue convinzioni interne.
Quest’ultime tracciano il percorso di vita interiore del rametto e, di
conseguenza, selezionano le risposte agli stimoli esterni.
Riflettete su questo particolare: una convinzione profonda
può evitare di farci ragionare?
Pessimista: Certo! Ci permetterebbe di agire con sicurezza e disinvoltura,
essendo sicuri di non sbagliare.
Necessità: Attenzione, la motivazione su cui si basa la convinzione potrebbe
essere errata!
Saggio: È vero, ma è vero anche che la persona convinta non è in
grado di saperlo subito. Perciò, quando si agisce convinti, nel momento in cui opera,
non si è libero; si è imprigionati dalla sua stessa convinzione.
Necessità: Il rametto, quindi, non ha nessuna responsabilità delle
sue azioni. Se sceglie di agire in un modo, non lo fa perché vuol sbagliare,
semplicemente perché la sua convinzione lo costringe.
Pessimista: La persuasione, dunque, è pericolosa!
Necessità: In ogni caso senza convinzioni non si potrebbe vivere; non
sceglieremmo in modo razionale, saremmo sempre esitanti e infine, passeremmo
dalla schiavitù della convinzione all’immobilismo del dubbio.
Pessimista: L’assenza della convinzione sospende il giudizio ed
elimina quegli automatismi mentali che ci rendono decisi e dinamici; perderla è
anche un bel guaio!
Saggio: Le vostre obiezioni sono tutte da accogliere, per cui la
natura si è inventata un sistema a “timer” che ha inglobato nella convinzione.
Il dispositivo agisce come un debole, lento e costante demolitore delle ragioni
sostenitrici della convinzione. Con il passar del tempo le convinzioni del
momento s’indeboliscono e cadono per far posto ad altre, offrendo così alla
consapevolezza, l’opportunità di occupare maggior spazio nella conoscenza
dell’individuo.
Romantico: Vi siete dimenticati del rametto? Chissà se, perso nelle
sue convinzioni, sia capace di guardare i fiori che gli nasceranno come meravigliosi
doni della natura. Le sue convinzioni gli permetteranno di agitarsi dolcemente
nell’aria diffondendo polline, richiamando uccelli per fornir sostegno ai loro
nidi, e infine, se mostrerà serena accettazione alla scure potatrice che il
contadino non mancherà di usare.
Saggio: Il gigantesco meccanismo, la ruota dell’universo, tutto ha
previsto e su tutto ha riposto attenzione; non mi stupirei se avesse previsto
di usare la convinzione come strumento d’oblio momentaneo nel cercare una
risposta al motivo dell’esistenza.

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