
La mafia non è facile da raccontare ma possibile: lo fanno tutti i giornalisti, che hanno dato tanta testimonianza.
La mafia si descrive come un’organizzazione criminale e pervasiva che ha tanti volti e risvolti con radici nel sud d’Italia sviluppata poi anche nel Nord, in Europa e nel mondo.
La mafia, si nasconde e si rivela all'occorrenza, agisce nell'ombra e alla luce del sole.
Nessuno, nasce mafioso 'ndranghetista, ci sono, però, persone che vengono messe al mondo per diventarlo, nell’età dell’adolescenza, sono già uomini formati.
Vivono una guerra , cresciuti imparando una sola “regola”: quella mafiosa.
Giovani che per conto dei loro padri, latitanti o in galera, hanno chiesto il pizzo, hanno trafficato droga, hanno ucciso. Fa parte delle loro regole, non si può dire di no, non sono ammessi tentennamenti o passi indietro.
La storia di Carlo è di esempio:
Carlo era un’adolescente uno di loro,il padre fu ucciso in un agguato mafioso quando era ancora piccolo, i fratelli arrestati per omicidio, Carlo si sente abbandonato a se stesso, si presta al ruolo che la ‘ndrangheta gli ha assegnato, si prepara alla stessa sorte dei fratelli maggiori.
La notte la trascorre in compagnia di pregiudicati, a scuola non ci va, trasgredisce le regole che mamma Anna tenta di inculcargli. Lei è una donna stanca, non ha la forza di indicargli una direzione diversa.
Passano gli anni, Carlo è ostaggio di un mondo che non ha scelto, finché un giorno viene sorpreso dalle forze dell’ordine con degli amici attorno a un’auto per furto e danneggiamento.
Carlo, viene inserito in una comunità fuori dal suo paese, dove gli sarà fornita una seria alternativa culturale, grazie a coloro che si sono impegnati a indicargli una soluzione adeguata ne è uscito a testa alta, collabora con lo Stato, si auspica affinché quest’ultimo, si impegni a fornire al contesto mafioso una valida alternativa da cui questi giovani provengono e non affondare al dolore di queste famiglie
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