
Coloro che conducono vite relativamente solitarie vengono di solito interpretati come affetti da problemi di disturbo sociale.
È tipico fare assunzioni radicali sul fatto che il rifiuto o un trauma nelle relazioni spieghino il motivo per cui si sceglie di ritirarsi dagli altri.
Sebbene la nostra storia evolutiva e le nostre esigenze psicologiche rivelino che siamo programmati per desiderare amici, la realtà è che vari fattori portano alcune persone a scegliere di non avere amici o ad avere interazioni sociali limitate.
Un fattore ovvio riguarda dove ci si colloca nell’area tra estroversione e introversione.
Definiti anche solitari, gli introversi sono persone che preferiscono stare da sole, il che significa che traggono energia dalla solitudine piuttosto che dalle interazioni sociali.
Sebbene il desiderio di solitudine non sia direttamente classificato come disturbo, la tendenza comune stigmatizza il solitario come un “diverso”.
L'estroversione è uno stile di personalità enormemente attraente, ma l'abbiamo trasformato in uno standard oppressivo a cui la maggior parte di noi sente di doversi conformare.
Tutto sommato, le persone che scelgono di stare da sole tendono a farlo perché apprezzano l'introspezione, il relax, la creatività e la solitudine.
Si divertono e trovano appagamento nell'isolamento, preferendo il dedicarsi ad attività autonome come la lettura, la scrittura o altri hobby.
Scegliere questo percorso consente di ricaricarsi, concentrarsi sugli obiettivi personali, dedicarsi a interessi piacevoli o semplicemente apprezzare la propria compagnia.
Questo tipo di coinvolgimento personale può portare a una maggiore consapevolezza di sé e creatività.
Potrebbero pensare che le amicizie siano una distrazione dalle loro ambizioni, quindi scelgono di rimanere concentrati evitando relazioni strette.
La cosa più importante da sottolineare è come la decisione consapevole di trascorrere del tempo da soli sia nettamente diversa dalla solitudine, l'esperienza di essere isolati e disconnessi, spesso contro la propria volontà.
Sebbene la ricerca confermi che la solitudine è dannosa, essere soli è più deleterio per la propria salute rispetto all'essere in relazioni che danneggiano?
Naturalmente, l'impatto dipende dall'intensità e dalla durata di ogni esperienza.
Ovviamente, lo scenario migliore è cercare relazioni sane e di supporto o, se queste non sono disponibili, sviluppare un forte senso di autosufficienza e benessere nella solitudine.
Inoltre, è importante considerare la differenza tra solitudine e scelta di essere soli, poiché ciò riguarda l'intenzionalità e, di conseguenza, l'esperienza emotiva dell'individuo.
La differenza fondamentale è che quando una persona sceglie di essere sola, ha il controllo della propria solitudine.
Può riprendere i contatti con gli altri quando vuole, mentre la solitudine spesso sembra una condizione imposta di isolamento e disconnessione emotiva, su cui ha scarso controllo.
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