
Cara mamma, ora che sono diventato grande ho capito che cos’è l’amore.
No, non l’ho letto dai libri.
Sei stata tu a insegnarmelo quando ero bambino.
Non usavi parole perché non potevo capirle.
Parlavi con gli sguardi nascoscosti, con l’ansia repressa, con le attenzioni continue.
Sentivo che mi volevi bene e questo mi rendeva forte e sicuro di me stesso.
Sapevo di avere un bel motivo per stare in casa con te.
Certo, avevi tanto da fare, ma per me avevi sempre tempo. Specialmente quando mi ascoltavi, mi facevi sentire importante. Nonostante non facessi o dicessi nulla di straordinario, ti meravigliavi del mio essere.
Eri pronta a perdonare i miei errori …li chiamavi “cose” da ragazzi!
Ricordo quando mi sono fatto male alla gamba e stavo a letto perché non potevo stare in piedi e tu mi hai preso in braccio per portarmi sulla poltrona davanti alla TV. Sentivo il tuo odore e questo mi faceva sentire figlio tuo.
Che dire, quando mi trovavo soldi in tasca e sapevo che li mettevi tu.
Non avevo il coraggio di chiederli a papà e allora ci pensavi tu la sera quando mettevi i miei vestiti ordinati e appoggiati sulla spalliera della sedia.
Mi dicevo:”Quando lavorerò le farò tantissimi regali!”
Oggi, sei anziana e sei seduta sulla poltrona, immobile, così come stavo io. I miei soldi non possono farti tornare giovane, ne posso spenderli per farti regali … so già che non ti serve nulla di materiale.
Ma capisco cosa vuoi da me, ora, perché è la stessa cosa che volevo io allora. Cioè starti vicino, donarti il mio tempo per restituirti quello che hai dato a me.
Ma non lo faccio per dovere, lo faccio perché ti voglio bene. Anche perché voglio restuirti tutte le carezze, gli abbracci, le buone maniere che mi hanno fatto diventare un vero uomo.
Grazie mammma, io sono quello che tu hai voluto che diventassi … una perla d’amore.
Ringrazio il buon Dio per avermi dato la mamma più bella del mondo.
Sei stata tu a insegnarmelo quando ero bambino.
Non usavi parole perché non potevo capirle.
Parlavi con gli sguardi nascoscosti, con l’ansia repressa, con le attenzioni continue.
Sentivo che mi volevi bene e questo mi rendeva forte e sicuro di me stesso.
Sapevo di avere un bel motivo per stare in casa con te.
Certo, avevi tanto da fare, ma per me avevi sempre tempo. Specialmente quando mi ascoltavi, mi facevi sentire importante. Nonostante non facessi o dicessi nulla di straordinario, ti meravigliavi del mio essere.
Eri pronta a perdonare i miei errori …li chiamavi “cose” da ragazzi!
Ricordo quando mi sono fatto male alla gamba e stavo a letto perché non potevo stare in piedi e tu mi hai preso in braccio per portarmi sulla poltrona davanti alla TV. Sentivo il tuo odore e questo mi faceva sentire figlio tuo.
Che dire, quando mi trovavo soldi in tasca e sapevo che li mettevi tu.
Non avevo il coraggio di chiederli a papà e allora ci pensavi tu la sera quando mettevi i miei vestiti ordinati e appoggiati sulla spalliera della sedia.
Mi dicevo:”Quando lavorerò le farò tantissimi regali!”
Oggi, sei anziana e sei seduta sulla poltrona, immobile, così come stavo io. I miei soldi non possono farti tornare giovane, ne posso spenderli per farti regali … so già che non ti serve nulla di materiale.
Ma capisco cosa vuoi da me, ora, perché è la stessa cosa che volevo io allora. Cioè starti vicino, donarti il mio tempo per restituirti quello che hai dato a me.
Ma non lo faccio per dovere, lo faccio perché ti voglio bene. Anche perché voglio restuirti tutte le carezze, gli abbracci, le buone maniere che mi hanno fatto diventare un vero uomo.
Grazie mammma, io sono quello che tu hai voluto che diventassi … una perla d’amore.
Ringrazio il buon Dio per avermi dato la mamma più bella del mondo.
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