
L’uomo che mente a se stesso e ascolta la propria bugia, arriva al punto che non riesce a distinguere la verità dentro di sé costruisce una realtà fittizia che,alla lunga, lo allontana dalla verità, dagli altri e perfino dall’amore. Senza verità e senza rispetto, l’amore diventa impossibile.
Questi temi lì ritroviamo nei romanzi di Fëdor Dostoevskij
dove mette in luce il legame tra coscienza, colpa e redenzione.
La lotta interiore tra verità e menzogna, tra fede e dubbio, tra amore e distruzione.
L’idea chiave è che l’autoinganno è una delle forme più insidiose di menzogna. Una persona che mente a se stessa finisce per perdere il contatto con la realtà sia esteriore che interiore.
Questo porta a una crisi di identità, perché senza la capacità di riconoscere la verità, non può più fidarsi nemmeno di se stesso. L’autoinganno invece, porta all’isolamento e al cinismo.
Viviamo purtroppo in un’epoca in cui è facile costruire false narrazioni su noi stessi, attraverso i social media o semplicemente negando aspetti della nostra vita che ci fanno soffrire.
Dostoevskij ci ricorda che la verità è essenziale per la dignità personale e per la capacità di amare. Il suo messaggio è più vivo che mai.
Oggi, forse più che in passato, siamo immersi in un mondo di autoinganni: viviamo in un’epoca in cui è facile credere ad una versione distorta di noi stessi, convincerci di essere felici quando non lo siamo, o giustificare i comportamenti che in fondo sappiamo essere sbagliati.
Il rischio è perdere Il contatto con chi siamo veramente e, come dice Dostoevskij, arrivare a non distinguere più la verità dentro di noi e nel mondo.
Questo porta conseguenze reali: senza autenticità, le relazioni diventano superficiali sono illusorie si sgretolano e l’amore che ha bisogno di verità per esiste si svuota.
È un messaggio forte, scomodo,ma proprio per questo importante.
Recuperare la capacità di guardarsi dentro con onestà, accettare le proprie fragilità e rispettare gli altri significa recuperare anche la capacità di amare davvero.







