
Con difficoltà mi raffiguravo le persone malvagie. Quell’aggettivo mi era estraneo.
Giustificavo la sua esistenza nel vocabolario, soltanto per fare esistere il contrario di buono.
Crescendo, sono riuscita ancora con difficoltà lì a farlo calzare a qualcuno che veramente si comportava male.
Lo facevo per non essere additata come persona fuori dal mondo o diversa dai propri coetanei.
Per convincermi di essere nel giusto, arrivavo a graduare il significato di “cattivo” in tre categorie: cattivi “occasionali”, cattivi “sfortunati” e cattivi “nati cattivi”.
Ero convinta che la terza categoria fosse puramente teorica, perché fondamentalmente tutti gli uomini, in quanto figli di Dio, dovevano custodire nel cuore un fondo di bontà. Dopotutto, erano stati anche loro bambini e come si sa, tutti i bambini sono buoni.
Ora, ammetto di essere stata fuori del mondo, perché i cattivi “cattivi” esistono veramente!
Non sono sicura se definirli abbandonati da Dio o conquistati dal diavolo.
Guardate le immagini che scorrono sulle Tv quando filmano luoghi di guerra. Per giustificarle, bisogna per forza ammettere e convincersi che i “CATTIVI” purtroppo ci sono. Forse saranno diventati così crescendo? Pensandola in questo modo, scende un po’ di tristezza nell’animo perché così non avremmo nessun alibi da usare per liberarci della vergogna umana.
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