domenica 16 febbraio 2025

Immaginando il paradiso nel pensiero

 




Mi ha da sempre affascinato un tema abbastanza complesso: la relazione tra attività celebrale e il pensiero. Il cervello umano è un sistema incredibilmente sofisticato in cui miliardi di neuroni comunica attraverso segnali elettrochimici, dando origine ai fenomeni come, la percezione, la riflessione.


Resta da chiarire il modo in cui questi segnali diventano pensiero perché è ancora un mistero in gran parte irrisolto. 


Il pensiero può essere visto come una trasformazione emergente della pura attività del cervello, proprio come nell’evaporazione una sostanza passa direttamente dallo stato solido a quello gassoso senza transitare per lo stato liquido.


È innegabile che il pensiero esca dalla mia testa. 

Inavvertitamente, quando penso intensamente, la mano va da sola sulla fronte; quasi a voler favorire la trasformazione in atto. 


Il pensiero avendo oltrepassato la barriera del corpo, del discreto, del limitato, della razionalità, vola incontrastata senza giudici, libera per l’universo delle coscienze. 


Esso ride di Einstein, della velocità della luce. 


Si commuove a quella parte di sé ancora presente nel corpo che bussa e freme per uscirne.


Questa specie diversa di pensiero, che per sfortuna anziché prodursi nel cervello rimane dimenata dal battito del cuore, chiamatela emozione. 

Sì! Le emozioni sono interlocutrici dell’essere umano con l’infinito universo. 


Esse riproducono l’infinito nello spazio uomo. 


Mi rivolgo a te, amico che scrivi: “Sto pensando che senza pensare non potrei sognare”. È inevitabile partire con il pensiero per sognare. Pensando si dimentica il corpo e questo stato, se vuoi, puoi chiamarlo SOGNO. 


Senza la conclamata razionalità il pensiero è signore di se stesso e accarezza, con le bizzarre figure scelte dal corredo “UOMO”, l’animo umano; lo distoglie dai suoi limiti e gli anticipa il dopo. 


Che sia forse il Paradiso? 


Lascio a te il piacere di immaginarlo.

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