
Si tende a dare scarsa importanza al pensiero come causa e spinta dell'evoluzione umana. Eppure, appare evidente che tutto si muove soltanto se prima è stato pensato.
Qualsiasi azione, seppure possa apparire come conseguenza di una abitudine, certamente ha avuto il suo momento in cui è stata "progettata" e quindi decisa da un lavoro del pensiero.
La teoria dell’evoluzione di Darwin ci suggerisce a chiare lettere che ci siamo evoluti grazie ad un rapporto con l’ambiente sempre più favorevole e in forte sintonia con i bisogni materiali e psicologici. L’aspetto psicologico della questione, appare sottovalutato, anzi, subordinato alle trasformazioni fisiche.
Ci sarebbe da pensare che forse si dovrebbe capovolgere l’idea dell’evoluzione legata all’aspetto fisco o alle funzioni vegetative, rispetto alle motivazioni più intrinsecamente psicologiche.
Il pensiero è colui che guida l’azione e anche se disturbato dalla paura, dall’ignoranza e dall’istinto, è lui il motore responsabile della nostra evoluzione.
Il pensiero, frutto della razionalità e dell’imitazione, interpreta il pericolo o il vantaggio che un’azione potrebbe determinare.
Se date per vero, quanto detto, sarà facile ammettere che qualunque sia l’origine del pensiero, sarebbe meglio se potessimo ingannarlo e portarlo nell’euforia dove indipendentemente dal risultato finale, creiamo subito un habitat felice che possiamo considerare responsabile per la futura evoluzione della specie.
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