
Ci sono momenti della vita che sembrano piccoli, ordinari, quasi insignificanti… ma col tempo diventano perle rare custodite nel cuore. Sono fatti di voci che si rincorrono, di risate leggere, di pomeriggi lenti in un giardino qualunque, di giochi semplici che sembrano eterni. Prima che la vita cambi, prima che arrivi qualcosa di nuovo, esistono giorni così fatti di sole, odore d’erba e biciclette.
Ero ospite a casa della mia amica Anita e di suo marito Giulio, come ogni anno, in segno della nostra vecchia amicizia.
Il figlio Tommaso aveva otto anni, capelli spettinati dal vento e ginocchia sempre sbucciate. Sua sorella Nina ne aveva cinque, gli occhi pieni di meraviglia e i piedi scalzi anche quando non si poteva. Stavano nel giardino di casa, tra il vecchio ciliegio e la siepe che separava la loro felicità dal resto del mondo. Ogni pomeriggio, dopo la scuola, quel pezzo di verde diventava il loro regno la pista da corsa, la giungla, il campo base, il rifugio segreto.
Quel giorno, Tommaso aveva finalmente deciso che era il momento Nina doveva imparare ad andare in bicicletta senza rotelle. Aveva preso la sua bici rossa, quella che una volta era sua, e che ora era perfetta per lei. La teneva per la sella, camminava accanto, mentre Nina pedalava incerta, con la lingua tra i denti e il cuore che batteva forte.
Ce la fai! Ce la fai! le urlava , correndole dietro e a un certo punto, davvero, Nina ce la fece. Senza accorgersene, Tommaso aveva mollato la presa. Lei pedalava da sola, traballando un po’, ma dritta e rideva, rideva come solo i bambini sanno fare quando scoprono di potercela fare.
Anita li guardava dalla finestra della cucina, con le mani bagnate di sapone e il sorriso di chi sa che sta assistendo a qualcosa di prezioso. Il papà uscì poco dopo, col secchio per lavare l’auto, e fece loro il tifo come fosse una gara olimpica e io stupita che assistevo all’amore di Tommaso per sua sorella.
Era l’ultimo fine settimana nella casa in città. Le scatole erano pronte, i vestiti piegati, i libri sistemati. Tra qualche giorno sarebbero partiti per la casa al mare. Lì li aspettavano i nonni, il profumo di pomodori al sole, le sere con le cicale e le colazioni con il pane caldo.
Ma quel giorno, prima di tutto il resto, c’era stata la bicicletta. C’erano stati due fratelli, una corsa, una risata, una conquista. E quella strana magia che solo la normalità vera può creare una felicità semplice, ma talmente intensa da diventare indimenticabile.
A volte, la felicità si nasconde nei piccoli passaggi, non nei luoghi nuovi o nelle grandi promesse, ma nei momenti in cui si impara a pedalare da soli, sapendo che qualcuno, dietro, ci ha tenuti finché è stato il momento giusto per lasciarci andare.


