giovedì 24 ottobre 2024

Segretamente innamorata




Era un giorno folle nella sua vita. Le capitò di aggrapparsi a un'immagine dell'uomo che amava così tanto. La gente non sapeva che era innamorata. Le piaceva piuttosto quella persona. La gente non lo sapeva. Teneva la sua bella foto nelle pagine di un bellissimo diario che portava con sé ovunque andasse...

Un giorno si trovò da sola nella sua stanza. Le capitò di avere quel diario con sé, quello con la sua foto. Quel giorno si sentì piuttosto sola così aprì il suo bellissimo diario blu per rivedere la foto del suo innamorato.

Osservò attentamente l’immagine dell'uomo affascinante con la pelle abbronzata. Aveva i capelli più belli ed era alto. I suoi occhi erano grandi e misteriosi e le sue labbra erano carnose. Era sola nella stanza, solo lei, la foto dell'uomo che amava era nelle sue mani.

Fissò la foto con desiderio. Si chiese cosa ci sarebbe voluto per essere dove si trovava lui. Studiò attentamente la foto. Più la fissava, più notava cose.

Notò che i suoi occhi erano di un blu profondo e scuro. Vide il marrone chiaro della sua pelle. Notò che le sue labbra erano curvate in un sorriso e, quando fissò la foto, il sorriso sembrò ancora più intenso.

Pensò all'uomo nella foto. Pensò a come i suoi occhi sembravano fissarla profondamente in quei momenti. Si chiese cosa avrebbe provato se fossero stati insieme e lui la vedeva fissarlo in quel modo. Si morse il labbro e richiuse il diario esitante.

mercoledì 23 ottobre 2024

La moglie tradizionale







Al giorno d'oggi, gli spazi online sembrano pieni di donne che ritraggono un certo modo di vivere, portando a un'estetica peculiare che diventa sempre più importante. 

Questa tendenza, che rende popolare un ideale passato della donna perfetta, è ovunque sui social media.

Le mogli tradizionali contemporanee sono ispirate dai cosiddetti valori "tradizionali" sui ruoli di genere, il matrimonio e la famiglia, riproducendo un'estetica tipica della metà del secolo scorso, che vedeva le donne esclusivamente dedicate a servire il marito e i figli, sempre con un sorriso sulle labbra.

Queste insistono sul fatto che il loro stile di vita è una scelta, spesso condendo i loro discorsi con un pizzico di risoluto anti femminili, rifiutando il fatto che le lotte femministe hanno consentito un miglioramento delle condizioni generali delle donne. 

Ma il problema non è cosa sia in effetti la scelta di qualcuno, anche se il concetto di "scelta" potrebbe essere discusso criticamente attraverso la lente dell'indottrinamento culturale e religioso.

Il problema è che, se guardiamo attentamente, ci rendiamo conto che questa attuale idea di tendenza di come dovrebbe essere la donna perfetta è legata a un passato non così lineare e molto controverso.

Un po’ di anni addietro, il matrimonio era un affare potenzialmente dolce ma sempre incerto per le donne. 

La giustizia non era sempre servita nei matrimoni sbagliati, poiché c'erano poche o nessuna protezione contro lo stupro coniugale e la violenza domestica.

 La polizia spesso non arrestava a meno che la ferita della moglie non richiedesse un certo numero di punti di sutura e molti credevano che le donne provocassero i loro mariti a picchiarle.

Inoltre, Il divorzio non era una via d'uscita facile, all’epoca era comune che le ex mogli se ne andassero con poco o niente. 

Un marito aveva il diritto di determinare la residenza della famiglia, quindi se si trasferiva e lei si rifiutava di seguirlo, poteva essere accusata di abbandono.

Le donne non potevano nemmeno ottenere in modo affidabile le proprie carte di credito fino agli anni '70. 

Solo nel 1974 è diventato illegale per i creditori discriminare in base al sesso o allo stato civile, prima di allora, se una donna single con una carta di credito si sposava, il marito doveva diventare il titolare legale del conto.

In caso di divorzio negli anni '50 e '60, si riteneva che i guadagni acquisiti durante il matrimonio fossero proprietà separata, quindi le casalinghe non avevano diritto a una quota di ciò che i loro mariti guadagnavano durante il matrimonio.

Anche quando le cose funzionavano in un matrimonio, le donne che non soddisfacevano le aspettative della società come mogli e madri perfette erano considerate inadatte e, di conseguenza, considerate persone che avevano bisogno di essere curate.

Tutto questo non significa che non ci sia mai stata una casalinga felice sulla Terra, come per tutte le passioni e le preferenze, avere la possibilità di seguire la propria vera vocazione può essere utile per una donna, o un uomo, e può renderla felice e realizzata. 

Tutto questo significa che il passato dorato per le mogli tradizionali contemporanee non è mai esistito.

Era un'epoca popolata da molte donne che erano felici del loro ruolo, di sicuro, ma la realtà è che molte donne non lo erano e dovevano sottomettersi alle norme della società per essere accettate.

In altre parole Imporre valori e stereotipi di genere "tradizionali" alle persone, in particolare alle donne, è una questione fuori dal tempo.

martedì 22 ottobre 2024

Il bullismo







 A scuola nella mia classe in seconda media, c’era  un ragazzino basso per la sua età, introverso che non socializzava mai con nessuno. 


Durante l’ora di refezione, pranzava sempre da solo su un tavolo, all’angolo della sala mensa dove tutti i ragazzi si riunivano per la pausa pranzo prima di riprendere a studiare. 


Lui sedeva vicino ad una delle finestre che dava sul cortile della scuola con lo sguardo perso nel vuoto. 


Era come se fosse nel suo piccolo mondo e nulla gli importasse, io non l'ho mai visto sorridere da quando lo conosco. 


I ragazzi si divertivano a prenderlo in giro con tutti i nomignoli che lo ferivano profondamente, ma Claudio non reagiva mai né mostrava quanto lo avessero  ferito, il che sembrava far infuriare ancora di più i suoi aguzzini.


Un giorno avvenne un episodio stano, mentre attraversava la strada per varcare il cancello della scuola si fermò davanti a un'auto come se aspettasse che l'auto lo investisse. 


L'autista gli intimò di attraversare velocemente ma lui era come congelato e si mosse solo quando l'autista scese dal mezzo e gli chiese se stava bene. 


Claudio, abbassò il capo e si allontanò  velocemente mentre la folla lo osservava basita.


Durante le lezioni di educazione fisica  i ragazzi di classe, non lo includevano quasi mai  nelle squadre sportive, Claudio, si recava in un angolo lontano della palestra e si sedeva nascondendo il viso tra le mani. 


Per di più, lo tormentarono nello spogliatoio e lo insultavano chiamarlo  femminuccia, lanciandogli ogni sorta di cosa da dietro perché si dimenticasse chi fosse..


Lui, con le lacrime agli occhi cercava di rialzarsi, ma ancora insoddisfatti, quelli, gli toglievano dalle mani i libri e glieli scaraventavano contro facendolo cadere di nuovo. 


Chi lo vedeva lì in terra nel corridoio della scuola, rideva di lui.


Claudio si ricomponeva, prendeva i suoi libri e correva fuori in cortile finché gli mancava il respiro, correva… senza sapere dove andava, non gli importava se gli succedeva qualcosa o che fosse morto quel giorno.


Claudio era fatto così, non diceva a nessuno quello che gli accadeva né si lamentava. 


Dopo quegli episodi incresciosi, saltò a scuola per qualche giorno, qualcuno, ipotizzò che si fosse suicidato. 


Tutti a scuola ridevano, nessuno si preoccupò di chiamare la famiglia per sapere se stesse bene, a nessuno mancava, a nessuno importava sapere.


Quello che tutti non sapevamo era che il suo patrigno lo aveva gravemente ferito e che era ricoverato in ospedale. 


Claudio non ha mai raccontato a nessuno quando è tornato a scuola cosa gli era veramente successo.


Quando i ragazzi, videro che era ancora vivo, rimasero delusi e gli suggerirono di farla finita. "Fallo bene questa volta." gli intimarono sottovoce.


Non si era ancora ripreso Claudio a causa di quello che aveva subito dal suo patrigno. 


Un giorno dopo l'educazione fisica si comportò in modo molto strano, stava  di fronte a tutti a testa bassa, come se tutto il suo mondo stesse per crollare, incominciò a tremare.


Il professore gli si avvicinò e lo tranquillizzò.


C'era un silenzio insolito nella stanza che ci spaventò, fu allora che tutti videro il suo corpo coperto di lividi sulla schiena, sulle gambe e sulle braccia. 


Claudio, aveva le lacrime agli occhi e si vergognava chiaramente del suo corpo.


Loro, i bulli,  quella volta non  gli toccarono i vestiti, non lo insultarono né lo picchiarono;  lo lasciarono solo. 


Aveva 12 anni Claudio e non poteva coinvolgere nessuno, era a conoscenza che se avesse fatto la spia al suo patrigno sarebbe stato mille volte peggio di quello che subiva a scuola e viveva con la paura di quello che quel uomo gli avrebbe  potuto fare perché, nessuno lo avrebbe aiutato tutti, gli avrebbero dato del bugiardo.


 Si svegliava  ogni giorno con la speranza che le cose cambiassero, non aveva rancore per nessuno, neanche di sua madre che era ignara di quello che gli accadeva, desiderava solo una vita normale ed essere felice.


Adesso Claudio, non potrà dire di aver realizzato i suoi sogni  e probabilmente non lo dirà mai, ma ha avuto la forza di aprirsi con me raccontarmi amare verità.


Non è più in pericolo e non è più solo…,ha un amico su cui contare e può affrontarne la vita con più ottimismo.

lunedì 21 ottobre 2024

L’amore di una madre e la diversità

 








Il giorno in cui il figlio di Laura  è nato è stato il giorno in cui ha scoperto della sua disabilità, Giulio ha tre arti su quattro parzialmente mancanti.


Quando le ostetriche gli fecero vedere il bambino, Laura pensò che avesse molto in comune con Luca suo figlio maggiore di soli 2 anni più grande di lui.


Subito dopo averlo visto chiese a se stessa e a Dio cos'avesse fatto di così sbagliato per essere punita così duramente dalla vita. 


Laura si fece prendere dallo sconforto e Iniziò a piangere perché non sapeva come avrebbe potuto portare a casa suo figlio ed evitare le domande ed il giudizio della sua famiglia e della gente curiosa.


Quando nove mesi prima, Laura scoprii di essere incinta, qualcuno della sua famiglia le offrì la possibilità  di interrompere la gravidanza, ma Laura rifiutò.


I suoi cugini per convincerla le fecero credere che il  bambino che portava in grembo era solo un ammasso di cellule nel periodo gestionale in cui si trovava, ma lei determinata rispose che non avrebbe ucciso il suo bambino.


La zia Rosa a cui  era molto legata, la prese in disparte e le chiese "Laura, sei sicura che riuscirai a prenderti cura di questo bambino?". Le rispose di sì.


Nella mente di Laura affioravano ricordi che risuonavano come eco ora che stava fissando il suo Giulio appena nato dietro i vetri della nursery e si chiedeva: "Ora come mi prenderò cura di mio figlio? 


Cosa risponderò alle domande della mia famiglia o a zia Rosa e agli amici?.


Laura era preoccupata, pensava 

a come sarebbe andata la sua vita da quel momento in poi, si chiedeva  chi avrebbe potuto vedere oltre l'apparenza delle cose e amare suo figlio per quello che era. 


Come avrebbe tenuto una penna a scuola e scrivere o come si sarebbe vestito da solo, o se sarebbe mai stato felice sapendo che l'universo aveva riservato un destino avverso.


Laura piangeva perché la sua mente era offuscata dal dolore e non lo voleva  più, voleva abbandonarlo lì, all'ospedale. 


Continuò a pensare a come avrebbe potuto farlo vedere alla sua famiglia e fingere di non vederli provare pietà per lui.


Come poteva abbandonare suo figlio  senza sentirsi in colpa?


Le infermiere rimasero  in silenzio finché Laura, non smise di urlare e piangere, poi le chiesero: "Perché ti disperi ? 


Il tuo bimbo è bellissimo !" 


Piangeva per com'è il mondo… nessuno avrebbe accettato la sua diversità.


Laura chiese loro di poterlo tenere in braccio e nel momento in cui glielo diedero, Giulio smise di piangere, sapeva che era la sua mamma, e si sentiva al sicuro con lei.


Laura lo cullò con amore, dimenticandosi di com’era e gli sussurrò che l'amava, baciò il suo visino e decise che l’avrebbe cresciuto anche se sarebbe stata dura e avrebbero imparato insieme a lui a superare tutti gli ostacoli della vita. 


Quello fu il momento in cui Laura, prese consapevolezza della realtà di suo figlio e decise  che Giulio non era un fardello per lei come per nessuno al mondo. 

Era la sua luce, un regalo di Dio.


A distanza anni quando lo guarda in viso pensa a quanto le ha insegnato e a quanto è fortunata ad essersi  avvicinata ancora di più a Dio.


Laura ha imparato ad amare a prescindere da quella che è vista come imperfezione. 


Ha compreso che la vita di ogni persona ha uno scopo e che ogni persona dov’essere trattata con amore, rispetto e dignità.


Il suo unico obiettivo nella vita, come genitore, è di crescere un figlio che ami se stesso e gli altri tanto quando io amo lui. 


Giulio è tutto il suo mondo