
Il giorno in cui il figlio di Laura è nato è stato il giorno in cui ha scoperto della sua disabilità, Giulio ha tre arti su quattro parzialmente mancanti.
Quando le ostetriche gli fecero vedere il bambino, Laura pensò che avesse molto in comune con Luca suo figlio maggiore di soli 2 anni più grande di lui.
Subito dopo averlo visto chiese a se stessa e a Dio cos'avesse fatto di così sbagliato per essere punita così duramente dalla vita.
Laura si fece prendere dallo sconforto e Iniziò a piangere perché non sapeva come avrebbe potuto portare a casa suo figlio ed evitare le domande ed il giudizio della sua famiglia e della gente curiosa.
Quando nove mesi prima, Laura scoprii di essere incinta, qualcuno della sua famiglia le offrì la possibilità di interrompere la gravidanza, ma Laura rifiutò.
I suoi cugini per convincerla le fecero credere che il bambino che portava in grembo era solo un ammasso di cellule nel periodo gestionale in cui si trovava, ma lei determinata rispose che non avrebbe ucciso il suo bambino.
La zia Rosa a cui era molto legata, la prese in disparte e le chiese "Laura, sei sicura che riuscirai a prenderti cura di questo bambino?". Le rispose di sì.
Nella mente di Laura affioravano ricordi che risuonavano come eco ora che stava fissando il suo Giulio appena nato dietro i vetri della nursery e si chiedeva: "Ora come mi prenderò cura di mio figlio?
Cosa risponderò alle domande della mia famiglia o a zia Rosa e agli amici?.
Laura era preoccupata, pensava
a come sarebbe andata la sua vita da quel momento in poi, si chiedeva chi avrebbe potuto vedere oltre l'apparenza delle cose e amare suo figlio per quello che era.
Come avrebbe tenuto una penna a scuola e scrivere o come si sarebbe vestito da solo, o se sarebbe mai stato felice sapendo che l'universo aveva riservato un destino avverso.
Laura piangeva perché la sua mente era offuscata dal dolore e non lo voleva più, voleva abbandonarlo lì, all'ospedale.
Continuò a pensare a come avrebbe potuto farlo vedere alla sua famiglia e fingere di non vederli provare pietà per lui.
Come poteva abbandonare suo figlio senza sentirsi in colpa?
Le infermiere rimasero in silenzio finché Laura, non smise di urlare e piangere, poi le chiesero: "Perché ti disperi ?
Il tuo bimbo è bellissimo !"
Piangeva per com'è il mondo… nessuno avrebbe accettato la sua diversità.
Laura chiese loro di poterlo tenere in braccio e nel momento in cui glielo diedero, Giulio smise di piangere, sapeva che era la sua mamma, e si sentiva al sicuro con lei.
Laura lo cullò con amore, dimenticandosi di com’era e gli sussurrò che l'amava, baciò il suo visino e decise che l’avrebbe cresciuto anche se sarebbe stata dura e avrebbero imparato insieme a lui a superare tutti gli ostacoli della vita.
Quello fu il momento in cui Laura, prese consapevolezza della realtà di suo figlio e decise che Giulio non era un fardello per lei come per nessuno al mondo.
Era la sua luce, un regalo di Dio.
A distanza anni quando lo guarda in viso pensa a quanto le ha insegnato e a quanto è fortunata ad essersi avvicinata ancora di più a Dio.
Laura ha imparato ad amare a prescindere da quella che è vista come imperfezione.
Ha compreso che la vita di ogni persona ha uno scopo e che ogni persona dov’essere trattata con amore, rispetto e dignità.
Il suo unico obiettivo nella vita, come genitore, è di crescere un figlio che ami se stesso e gli altri tanto quando io amo lui.
Giulio è tutto il suo mondo
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