
Nata negli anni 60 in una tribù nomade nel deserto della Somalia, la sua infanzia è stata segnata dalla povertà e dalla dura vita nomade.
A soli cinque anni, Diana fu sottoposta alla pratica dell'infibulazione, una mutilazione genitale femminile estremamente dolorosa e pericolosa che segnò profondamente la sua vita.
A tredici anni, scappò di casa per evitare un matrimonio combinato con un uomo molto più grande di lei.
Dopo un lungo e pericoloso viaggio attraverso il deserto, riuscì a raggiungere la capitale della Somalia, da lì, con l'aiuto di parenti, riuscì a emigrare a Londra, dove inizialmente lavorò come domestica e, successivamente, come commessa in un fast food.
Il suo destino cambiò radicalmente quando venne notata da un fotografo di alta moda.
La sua bellezza esotica attirò l'attenzione nel mondo della moda, e Diana divenne rapidamente una top model lavorando per importanti marchi internazionali.
Nonostante il successo, Diana non dimenticò mai le sue origini e le sofferenze che aveva subito.
Nel 1997, decise di rompere il silenzio sulla sua esperienza di mutilazione genitale femminile, il racconto della sua vita fu poi pubblicato in un libro autobiografico
Inoltre Diana fu nominata ambasciatrice speciale delle Nazioni Unite per l'eliminazione della mutilazione genitale femminile, ruolo che le ha permesso di portare avanti una campagna contro questa pratica.
Con l’ instancabile determinazione, Diana ha contribuito a sensibilizzare il mondo sulla brutalità della mutilazione genitale femminile e ha dato voce a milioni di donne e ragazze che lottano per i loro diritti .
Ora tocca a noi, attraverso progetti di sensibilizzazione femminili dare alle donne la possibilità di avere indipendenza economica e sicurezza in se stesse, valore fondamentale per l’emancipazione.
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