
Chi legge sa molto; chi osserva sa molto di più.” Aristotele
Questa frase attribuita ad un grande filosofo racchiude una verità che attraversa secoli e discipline, toccando la filosofia, la pedagogia, la psicologia, persino la spiritualità.
Leggere arricchisce, informa, stimola l’intelletto, ma osservare… è un atto radicalmente più profondo. È presenza viva, è ascolto silenzioso, è attenzione che scava oltre la superficie.
Leggere è apprendere ciò che altri hanno già compreso. Osservare è imparare ciò che ancora non è stato detto. Stare nel mondo con occhi aperti, e non solo nel senso fisico, significa notare sfumature, dettagli, comportamenti, contraddizioni, linguaggi non verbali, vedere l’invisibile, cogliere il non detto, interpretare il silenzio.
È un atto attivo, non passivo è una forma di apprendimento che nasce dall’esperienza diretta, dal coinvolgimento, dall’empatia, dall’intuizione.
Un bambino impara il mondo osservando, prima ancora di parlare. Un vero maestro osserva i suoi allievi prima di parlare. Chi osserva con attenzione conosce gli altri ma anche se stesso molto più in profondità.
La conoscenza che viene dalla lettura è lineare, razionale, sequenziale.
Quella che nasce dall’osservazione è profonda, complessa, a volte persino misteriosa.
Chi sa osservare è in vantaggio capisce le dinamiche, anticipa i problemi, vede i bisogni latenti, comprende senza bisogno di spiegazioni.
Impara oltre che ad osservare gli altri, anche sé stessi, i propri pensieri, le reazioni, i giudizi automatici, i bisogni nascosti.
Chi si osserva impara a conoscersi, ad affinare la propria presenza nel mondo, a scegliere con consapevolezza.
Osservare è anche un atto d’amore. Quando osservi davvero qualcuno é un atto di rispetto e di ascolto profondo.
Purtroppo siamo spinti a sapere tanto e in fretta, il potere dell’osservazione ci riporta alla radice della conoscenza la lentezza, la profondità, la connessione. Leggere ci dà le parole degli altri.






