
La depressione non arriva sempre all’improvviso, non sempre si presenta con pianti o urla, non sempre è drammatica nella forma.
A volte si insinua in silenzio, giorno dopo giorno, come la polvere che si accumula sugli oggetti dimenticati. È qualcosa che subentra, spesso lentamente, quando si vivono mancanze affettive, relazionali, di senso, di riconoscimento per un periodo di tempo più o meno lungo.
Queste mancanze non sono sempre visibili agli occhi degli altri. Ci può essere mancanza di amore anche in una casa piena di persone, ci può essere mancanza di ascolto in mezzo al rumore del mondo oppure la mancanza di sé stessi, quando ci si è persi per troppo tempo nel tentativo di essere ciò che gli altri si aspettavano.
La depressione è allora la risposta della psiche a un’assenza che non si riesce più a colmare, a un bisogno ignorato, a un dolore trascurato.
Il corpo e la mente iniziano a cedere il sonno cambia, l’energia si spegne, il mondo appare ovattato, distante. Le passioni si spengono, i ricordi diventano pesanti, e il futuro sembra privo di luce.
Eppure, dietro tutto questo non c’è sempre un trauma eclatante, ma spesso un insieme di piccole mancanze croniche che, sommate, consumano.
Riconoscere queste mancanze è il primo passo verso la guarigione. Dare loro un nome, un volto, una voce.
La depressione non è debolezza, ma un segnale che qualcosa dentro di noi ha bisogno di essere visto, ascoltato, accolto. È un richiamo profondo alla cura di sé, alla ricostruzione del contatto con i propri bisogni più autentici.
Non si esce dalla depressione col solo coraggio, ma con la verità, con la pazienza, l’amore, l’aiuto anche esterno e la volontà di colmare quel vuoto non con compensazioni, ma con ciò che ci è mancato davvero connessione, presenza, significato.
La depressione è il risultato di una lunga mancanza, ma può diventare anche l’inizio di una lunga riconquista.
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