
Non si tratta di magia, ma di una sensibilità profonda, quasi premonitrice è come se la loro anima camminasse esattamente un passo avanti al loro corpo, anticipando ciò che stanno per vivere.
La sensibilità non è solo emotività è una forma di percezione raffinata, un radar interiore che capta ciò che per altri rimane sotto traccia.
Le persone sensibili sono empatiche, intuitive, e spesso anche molto percettive rispetto al linguaggio del corpo, ai toni della voce, ai silenzi, hanno una connessione sottile con l’ambiente e con gli altri leggono i sottintesi, assorbono energie, si sintonizzano con facilità.
Questa capacità, però, non è solo un dono, può diventare un peso, se non viene compresa e protetta perché c’è il sovraccarico emotivo, basta poco perché si sentano stanchi, affaticati o sopraffatti. Una lite, un ambiente teso o una notizia dolorosa possono risuonare dentro di loro a lungo.
Si immedesimano nei panni degli altri così tanto da dimenticarsi dei propri bisogni soffrono, a volte, per dolori che non appartengono nemmeno a loro. Spesso sanno quando qualcuno mente, è a disagio o nasconde qualcosa… e lo sanno senza prove.
In situazioni nuove o ambigue, sentono a pelle cosa succederà, di chi possono fidarsi o da chi stare in guardia. Le conversazioni vuote, i comportamenti incoerenti, l’ipocrisia li feriscono più del dovuto.
Una qualità da accogliere, non da nascondere è che molte persone sensibili hanno imparato, crescendo, a zittire questa parte di sé.
Spesso si sono sentite dire: “Sei troppo emotiva”, “Ti fai troppi problemi”, “Devi farti scivolare le cose addosso”. Ma ignorare la sensibilità significa rinunciare a una parte essenziale della propria umanità, cioè spegnere un’intelligenza sottile, che può guidare con saggezza.
La vera sfida per le persone sensibili non è diventare più severe, ma imparare a proteggersi. Capire dove finisce l’altro e dove iniziano loro. Imparare a dire di no, a chiudere le porte che fanno male, a circondarsi di persone che non solo le accettano, ma che le comprendono.
Essere sensibili non significa essere fragili, ma camminare nel mondo con l’anima davanti al corpo, come sentinelle dell’invisibile. Sentono il doppio, è vero. Ma è proprio grazie a questo loro sentire che riescono a cogliere la bellezza nascosta nelle pieghe della realtà, a prendersi cura degli altri con una delicatezza rara, a vivere con profondità.
Non si tratta di correggere questa qualità, ma di custodirla perché dove gli altri si fermano alla superficie, loro vedono il fondale e nel mondo di oggi, chi vede in profondità è ciò di cui abbiamo più bisogno.
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