
È un silenzio che pesa, che vibra di pensieri irrisolti, di domande che non trovano voce. È pieno di tutto ciò che non si ha il coraggio di dire e di tutto ciò che l’altro sperava ancora di ascoltare. Non è assenza di suono, ma presenza di emozioni sospese dolore, colpa, paura, attesa.
Chi ha ferito spesso sceglie il silenzio come rifugio, convinto che le parole servano a poco o che il tempo, da solo, possa guarire ciò che è stato spezzato. Eppure il silenzio non cura, non ripara. Diventa una barriera invisibile che separa ancora di più, lasciando che la distanza si trasformi in incomprensione.
Dietro quel tacere ci sono pensieri che bruciano Avrò esagerato? Come posso rimediare? Ma raramente vengono detti, e così restano intrappolati, come nodi che nessuno scioglie.
Dall’altra parte, chi ha ricevuto il colpo si ritrova immerso in un mare di domande.
Cerca risposte che non arrivano, rilegge ogni gesto, ogni parola, nel tentativo di capire dove tutto si sia incrinato.
E in quella mancanza di spiegazioni, la mente comincia a costruirne di proprie a volte più dure, più crudeli della verità stessa.
Il silenzio diventa allora una lama sottile che continua a ferire, anche quando sembra che tutto sia finito.
Il silenzio tra due persone che si sono fatte del male non è mai neutro. È un linguaggio muto, ma eloquente. Può essere un tempo di riflessione e di consapevolezza, oppure un modo per fuggire, per non affrontare ciò che è accaduto.
C’è chi nel silenzio cerca di capire, e chi invece si nasconde. Ma nessuno ne esce uguale entrambi restano sospesi in un vuoto pieno di significati non detti.
A volte bastano poche parole sincere per rompere quel silenzio pesante e far entrare un po’ di luce. Non per cancellare la ferita, ma per darle un contorno umano, per restituirle dignità.
Parlare è un atto di coraggio, mentre tacere, quando si è ferito, è spesso un modo per proteggere se stessi più che per rispettare l’altro.
Il silenzio, in fondo, è un luogo in cui risuonano tutte le domande che non abbiamo avuto la forza di affrontare.
E finché non troviamo la voce per rispondere o almeno per chiedere scusa quel silenzio continuerà a parlare per noi, ricordandoci che nessuna ferita guarisce davvero nel rumore dell’assenza.
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