giovedì 30 gennaio 2025

L’amico immaginario




L’amico immaginario è una figura che molte persone, soprattutto bambini, creano per compagnia, conforto o gioco.

Si tratta di una “persona” che esiste solo nella mente di chi la immagina, ma che può sembrare talmente reale da diventare parte del quotidiano. 


L’amico immaginario diventa un contenitore simbolico per le emozioni, le esperienze interne del bambino. In psicologia si parla spesso di contenitori emotivi riferimento a figure realmente esistenti o immaginarie che aiutano a contenere, elaborare e gestire situazioni difficili o intense.


In alcuni approcci psicologici, con questo psicoanalitico, l’amico immaginario può essere visto come una protezione di parti di sé o delle relazioni familiari, un modo per esternalizzare conflitti psicologici irrisolti.


L’amico immaginario potrebbe rappresentare una parte “ideale”di sé, oppure una figura che incarna aspetti della madre, o del padre o di altre figure significative, reinterpretati in modo simbolico.


L’amico immaginario può rappresentare una sorta di “potere” per il bambino, un personaggio che controlla, ascolta o segue le sue indicazioni, dando una situazione di maggiore autonomia.


Anche se l’amico immaginario è una frase con l’età, in alcuni casi può per un meccanismo di coping 

nell’adolescenza o in età adulta, sebbene sia meno comune e possa essere legato a dinamiche psicologiche particolari. 


Il racconto che segue vuole essere una testimonianza di come l’amico immaginario ha inciso sulla vita di Luca.


Anna era rimasta sola dopo l’improvvisa perdita di suo marito in un incidente stradale aveva preferito dedicarsi al suo lavoro e a suo figlio Luca che all’epoca dei fatti aveva all’incirca 3 anni.


Come tutti i bambini a quell’età, anche suo figlio aveva un “amico immaginario” non sapeva come descriverlo quando Anna si affannava a domandare come fosse.


Una sera gli propose che era ora di fare il bagno. Lui la guardò e le rispose: "Il mio amico è contrario, vuole portarmi con lui".


Anna turbata rispose: "Dove?".

Luca: " lontano da qui, dice che sei cattiva".


Anna dovette metterci un po’ per capire cosa stesse succedendo in quel momento ed era abbastanza spaventata, ma cercava di non darlo a vedere. 


Chiese a suo figlio: "Dov'è il tuo amico?".


Lui indicò un punto alla sua  sinistra, verso il muro. Anna si girò verso la parte indicata da suo figlio e urlò: "Sparisci. Trova qualcun altro con cui giocare". Poi si voltò per evitare che Luca  la vedesse in faccia. Chiuse gli occhi come se ci fosse qualcosa che stesse per attaccarla. 


Si allontanò cercando di essere più disinvolta quando ripetette di nuovo a suo figlio: "Andiamo; è l'ora del bagno".


Non successe niente di particolare e non vide più il figlio parlare con quell’amico.


Anni dopo alla tv mentre guardavano  il film originale "Poltergeist"


 Luca  volse lo sguardo verso sua madre per dirle: "Ti ricordi quando hai detto al mio amico di sparire? 


Anna annuì soltanto. Luca si mise a ridere: "Era così arrabbiato". 


Dopo anni Luca, diventato adolescente, ebbe problemi legati ad un’infanzia difficile e traumatica legata a stati d’ansia depressivi che curava ma che con il tempo lo portarono a mettere fine alla sua stessa esistenza.


Quel mostro che lo aveva aiutato nei momenti più bui e che era un suo alleato, il suo supereroe, era diventato ora una persecuzione tanto da volersene liberare.

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