
Il suo sguardo mi sfiorò ma non dette il tempo al mio sorriso di produrre l’effetto naturale che solitamente induce.
Si rivolse verso di me con un tono triste e con una postura corporale tipica del cane bastonato, dicendomi:
“Cara Paola, in questo mondo materialista e ipocrita, il sorriso è proprio di colui che ha tutto.
Chi sorride è colui che si prende gioco dell'altro che non ha niente!
Il sorriso che mi stai regalando, è un sorriso che pochi hanno; fatto di amore e sincerità.
Il sorriso che vedo, è per lo più un sorriso che scaturisce nel vedere l'altro soccombere.
Il vero sorriso lo vedo nei poveri e nei deboli; non quello falso e meschino dei potenti.
Oggi il sorriso che spesso vedo, è quello del vincitore sul vinto”.
Pochi istanti mi servirono per far nascere in me il desiderio di abbracciarlo e dirgli: “Caro Mario, le tue parole sono intrise di tanta tristezza.
Ogni pausa al tuo pensare proietta in me sfiducia nel prossimo e poca stima di te stesso.
Con la tua convinzione offendi me che provo a contagiare con la mia gioia il mondo e convincere il prossimo che siamo ciò che pensiamo di essere.
Pensa, invece, che ognuno di noi sia uno spettacolo della natura e che ha in sé tutto ciò che serve per far da padrone in questo mondo.
Abbiamo tutto per essere felici, non aspettiamoci nulla dall’altri.
Gli altri non potranno indossare i nostri panni, nemmeno guidare per noi.
Gli altri sono come noi, si stanno cercando!”.
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