
La nostra pelle è il primo confine con il mondo, ma è anche il primo ponte. Un tocco, se autentico, può sciogliere rabbia, rassicurare nella paura, accendere desiderio, o semplicemente ricordare a chi amiamo che esiste, che lo vediamo, che lo scegliamo.
Ci sono legami che si allontanano non per mancanza d’amore, ma per mancanza di gesti. La distanza non sempre inizia nelle parole non dette, ma nelle mani non tese, nei corpi che smettono di cercarsi.
Non è solo nei momenti d’intimità che il contatto conta, conta nella quotidianità una carezza sulla schiena mentre si cucina, una mano che cerca l’altra al semaforo, un bacio sulla fronte prima di dormire. Sono dettagli che sembrano piccoli, ma costruiscono qualcosa di grande: appartenenza.
In un rapporto, il contatto fisico è un nutrimento silenzioso. Non serve solo a colmare il desiderio, ma a nutrire la vicinanza, non è questione di quantità, ma di intenzione ogni gesto può essere un ti amo sussurrato con la pelle.
Perché a volte, quello che non riusciamo a dire con la voce, lo possiamo dire con le mani.
E lì, tra pelle e pelle, nasce la verità di un amore che sa toccare senza ferire, senza invadere, ma solo esserci.
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