sabato 19 luglio 2025

Noi, l’ultima generazione con le ginocchia sbucciate




Ci sono generazioni che lasciano il segno nei libri di storia, e altre che lo lasciano nel cuore.

Noi siamo quella generazione di mezzo, sospesa tra il mondo analogico e l’era digitale, tra l’attesa e l’immediatezza, tra il contatto umano e il tocco di uno schermo.


Siamo cresciuti in un tempo che non tornerà, ma che vive ancora nei ricordi di chi, con le ginocchia sbucciate e le mani sporche di terra, ha imparato a conoscere la vita fuori da uno schermo.

Un tempo imperfetto, forse, ma straordinariamente autentico.


Siamo quella generazione che non tornerà più.

Cresciuti con le scarpe impolverate, le ginocchia sempre un po’ sbucciate e il cuore impaziente.

Avevamo fretta, sì, ma non per connetterci a una rete avevamo fretta di finire la merenda, infilare le scarpe e scappare in strada, dove ci aspettava la vera vita.


Lì, tra un marciapiede e un cortile, tutto prendeva forma il mondo era un pallone, un elastico, una bicicletta troppo grande.

 Le regole? Quelle le decidevamo noi, e spesso cambiavano a seconda di chi perdeva.

Non avevamo molto, ma avevamo tutto tempo, libertà, contatto umano.


Oggi il tempo ha un altro sapore.

I bambini hanno lo sguardo piegato su uno schermo, le dita abili a scorrere più che a toccare, e le ginocchia… quelle sono quasi sempre intatte.


La polvere non la conoscono più, e spesso non conoscono nemmeno i volti dei vicini di casa. Le voci dei giochi si sono spente, rimpiazzate dal suono delle notifiche.

Gli amici ci sono, ma dietro un nickname, dentro una chat, mai seduti sullo scalino di casa.


Non è nostalgia, è memoria, forse anche un po’ rimpianto per una vita più ruvida ma più vera.

Noi correvamo per strada, loro scorrono col dito.

Noi cercavamo sguardi, loro connessioni Wi-Fi.

Noi imparavamo la pazienza aspettando un amico che ritardava, loro la disimparano con la velocità dei messaggi istantanei.


Ogni tempo ha i suoi giochi, ma alcuni insegnano a vivere, altri solo a passare il tempo.

E mentre guardiamo questa nuova generazione crescere tra luci artificiali e realtà virtuali, forse il nostro compito è ricordare che la felicità più autentica…aveva il sapore della merenda di corsa, il rumore delle risate in cortile, e il profumo della libertà senza connessione.

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