mercoledì 23 luglio 2025

Madre, nonostante tutto




Ho avuto due madri quella che mi ha messa al mondo e quella che mi ha cresciuta.

La prima era una ragazza di diciott’anni, spaventata, senza reali alternative. Dopo il parto, mi lasciò in orfanotrofio. Finì poi per vivere una vita irregolare, distante, incapace di costruire un futuro per noi. Tornò nella sua famiglia, oppressa dal giudizio, ma continuò la sua esistenza frustrata accanto a quell’uomo sbagliato ( mio padre) in una relazione clandestina.


La seconda madre, quella adottiva, mi ha accolta quando ero solo una neonata. Mi ha dato un tetto, un’educazione, una routine ma non l’amore sereno che immaginavo.


 È ad oggi una donna rigida, ferita dal fatto che io non sono figlia sua e questa ferita l’ha fatta parlare spesso con il silenzio, un silenzio che puniva. 


Sono cresciuta portando sulle spalle un peso troppo grande. Il dolore dell’abbandono mi è cresciuto dentro come una pianta velenosa. 


Mi sentivo rifiutata, non voluta, caricata di colpe che non erano mie. Ho vissuto per anni divorata da rabbia e risentimento verso chi mi aveva dato la vita,  e con chi mi ha cresciuta senza mai perdonarmi di essere il frutto di un’altra.


Solo da adolescente qualcuno mi fece riflettere:” forse tua madre non fu libera di decidere, forse fu costretta”. Quelle parole scavarono un solco. Seppi che mi cercava, che aveva studiato e lavorava come contabile in una scuola. Forse sperava di riscattarsi oppure un modo per ritrovarmi, ma ormai per me era un’estranea.


Nonostante tutto, sono riuscita a trovare la mia strada, ho  

studiato, mi sono diplomata, ho vinto un concorso. Insegno con dedizione ai bambini della scuola dell’infanzia e ho costruito la mia famiglia, con impegno e desiderio di stabilità.


Ora che mia madre biologica non c’è più, il dolore non si è placato, ma qualcosa dentro di me si è ammorbidito e sento il bisogno di lasciare andare parte del rancore. 

Sento il bisogno di chiudere il cerchio, di non lasciare che quel dolore si tramuti in eredità. 


Ai miei figli e ai miei nipoti insegnerò l’importanza della cura, perché solo la cura quella vera, quotidiana, attenta può impedire al dolore di diventare ferita permanente.


Abbiate cura delle persone che avete accanto, delle parole che scegliete, dei legami che costruite, perché la cura è l’unico gesto che può salvare, anche quando l’amore non basta, anche quando fa male o vi sembra inutile perché la cura è ciò che resta, quando tutto il resto cade.

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