
Marta e Luca avevano atteso quel figlio come si attende la pioggia dopo mesi di siccità. Quando il medico pronunciò parole pesanti come pietre il bambino potrebbe nascere con una grave malattia il silenzio cadde su di loro.
Non fu facile. Le notti si fecero lunghe, i pensieri si accavallavano come onde contro la scogliera. Eppure, guardandosi negli occhi, si dissero senza bisogno di parole che quel bambino lo avrebbero accolto comunque, qualunque fosse la sua condizione. Era parte di loro, era vita che chiedeva di essere amata.
Marta portò avanti la gravidanza con coraggio, sostenuta dalle mani forti e delicate di Luca, che ogni sera poggiava l’orecchio sul ventre per sentire il battito di quel piccolo cuore. Quel ritmo diventò la loro preghiera quotidiana, la certezza che li teneva in piedi.
Il giorno della nascita arrivò con il profumo di primavera. Nella sala parto regnava la tensione infermieri pronti, sguardi attenti, timore che le parole del medico potessero trasformarsi in realtà.
Ma quando il pianto del neonato riempì la stanza, limpido e potente, ogni dubbio cadde. Il piccolo Leonardo respirava forte, muoveva le mani con energia, guardava il mondo con occhi già pieni di luce. Nessuna malattia. Nessuna ombra.
Il medico rimase in silenzio, quasi incredulo. Marta e Luca invece piansero di gioia, stringendosi a quel miracolo che avevano difeso con tutte le loro forze. Quel pianto vigoroso era la prova che avevano fatto la scelta giusta fidarsi della vita.
Da quel giorno, ogni volta che osservavano Leonardo dormire sereno, si ricordavano che l’amore aveva vinto sulla paura e che a volte, persino gli errori più grandi possono trasformarsi nei doni più immensi.
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