
Luca ricorda ancora il primo pensiero che ha fatto quando ha scoperto che sarebbe diventato papà, era visibilmente smarrito, ha pensato a tutti gli impegni di lavoro e a chiedersi se ce l’avrebbe fatta a continuare dopo che suo figlio sarebbe nato. La gioia dell’imminente paternità veniva offuscata dall’ansia di perdere o incrinare una carriera costruita con molti sacrifici e fatica.
Non aveva mai pensato che la vita potesse cambiare all’improvviso. Credeva che la felicità fosse fatta di piccoli momenti, di giorni che scorrevano con la loro routine rassicurante. Non di stravolgimenti. Non di miracoli.
E poi, un giorno, arrivò lui.
Il primo incontro avvenne in una stanza d’ospedale, tra il battito accelerato del cuore e il fiato sospeso. La stanza era avvolta da una luce soffusa, il silenzio era rotto solo da respiri e sussurri emozionati. E poi quel primo pianto, forte e deciso, come se il mondo intero dovesse accorgersi di lui. Luca trattenne il fiato. Si avvicinò lentamente, quasi con timore, mentre il suo cuore martellava nel petto.
Era reale. Era lì. E da quel momento nulla sarebbe mai più stato lo stesso.
Le notti insonni arrivarono presto. I pianti improvvisi, le coperte disfatte, i passi incerti avanti e indietro per la stanza cercando di calmarlo. Luca si scoprì stanco come mai prima, ma dentro di sé sentiva qualcosa di nuovo: una forza che non sapeva di avere, un amore che cresceva ogni volta che quegli occhi si posavano su di lui.
Fu quel piccolo essere a mostrargli il significato di ogni cosa: la forza della pazienza, la bellezza dell’attesa, l’importanza di esserci sempre. Gli insegnò a trovare gioia nelle cose semplici—nel profumo della pelle dopo il bagnetto, nei primi sorrisi regalati senza motivo, nel modo in cui le sue piccole dita si aggrappavano alle sue come se non volessero lasciarlo mai.
Ogni giorno era una scoperta. Il primo sguardo curioso verso il mondo, le prime risate improvvise, il primo suono simile a una parola. Ogni piccolo traguardo era un’emozione, un battito in più nel cuore, un tassello che andava al suo posto in un puzzle che fino a quel momento era rimasto incompleto.
Una sera, mentre lo teneva tra le braccia, sentì il suo corpicino rilassarsi, abbandonarsi al sonno con fiducia assoluta. La sua testolina si posò sul suo petto, il respiro divenne regolare, caldo. Luca chiuse gli occhi per un istante, lasciando che quel momento lo avvolgesse completamente.
Lo guardò, così piccolo e perfetto, e un sorriso gli sfiorò le labbra
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