
Le parole amore e dono vengono spesso confuse con sacrificio e rinuncia, c’è una verità che merita di essere ricordata l’anima non si regala a chi non è disposto a donare la propria. L’amore autentico non si costruisce su un palco dove uno parla e l’altro ascolta in silenzio; non è un monologo in cui solo uno dei due recita, mentre l’altro resta immobile tra le quinte.
L’amore, per essere vivo e vero, è un dialogo due voci, due cuori, due presenze che si incontrano nello stesso spazio e nello stesso tempo, senza pretendere che uno si annulli per far brillare l’altro. Quando si dona l’anima, non si sta parlando di un semplice gesto affettuoso o di un atto generoso.
Si tratta di consegnare la parte più fragile e preziosa di sé, quel nucleo intimo che custodisce sogni, paure, ricordi, valori e speranze. Consegnarlo a qualcuno che non è disposto a fare lo stesso è come aprire le porte di casa e restare fuori al freddo, mentre l’altro gode del calore senza mai invitarti dentro.
L’amore sbilanciato è una terra arida uno dà acqua, l’altro la beve soltanto. Alla lunga, la sorgente si prosciuga. Un dialogo, invece, è un flusso reciproco si parla e si ascolta, si dà e si riceve. In questo scambio avviene il miracolo della crescita condivisa.
Troppe storie si consumano perché uno dei due confonde l’amore con la dipendenza, il dono con la sottomissione, il silenzio con la pazienza. Ma un amore così non nutre soffoca.
L’amore vero è il luogo in cui entrambe le anime si siedono allo stesso tavolo e offrono ciò che hanno, non per obbligo ma per gioia. Ecco perché, prima di regalare l’anima, bisogna chiedersi se l’altro è disposto a custodirla e, soprattutto, se è pronto a consegnarti la propria, perché l’amore, quello autentico, è fatto di due mani che si tendono allo stesso tempo, e non di una che si protende nel vuoto sperando di essere afferrata.
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