
L’autismo, è una condizione neurobiologica che influisce sul modo in cui una persona percepisce il mondo e interagisce con gli altri. Non è una malattia, ma una neurodivergenza che si manifesta in modi molto diversi da persona a persona.
Alcune persone autistiche possono avere difficoltà a comprendere le espressioni facciali, il tono di voce o il linguaggio non verbale. Altre possono essere molto dirette o preferire comunicare in modi diversi (ad esempio, attraverso immagini o scrittura).
Possono avere passioni molto specifiche e approfondire un argomento in modo dettagliato. Alcuni possono avere routine rigide e trovare difficile gestire i cambiamenti. Suoni, luci, odori o tessuti possono risultare molto intensi o, al contrario, poco percepibili.
Ogni persona autistica è unica. Alcuni hanno difficoltà significative che richiedono supporto costante, mentre altri sono altamente autonomi e possono avere talenti eccezionali in determinati ambiti (musica, matematica, arte, tecnologia).
Se sorridi, il bambino diverso sorriderà con te. L’accettazione e la gentilezza fanno la differenza. Molte persone autistiche affrontano difficoltà a causa della mancanza di comprensione da parte della società, non per l’autismo in sé. Creare ambienti inclusivi, con meno barriere sensoriali e più empatia, aiuta tutti a esprimere il proprio potenziale.
Proprio come hanno fatto con Matteo, lui, aveva sei anni e amava i treni più di ogni altra cosa al mondo. Poteva passare ore a guardare i binari, seguendo con gli occhi ogni dettaglio delle locomotive che passavano. Ma a scuola, le cose erano più difficili. Non parlava molto con i compagni, non capiva i loro giochi e spesso si sentiva fuori posto.
Un giorno, durante la ricreazione, tutti i bambini giocavano a rincorrersi. Matteo, invece, era seduto da solo vicino alla rete del cortile, con un rametto in mano, tracciando linee immaginarie come se fossero binari. Nessuno sembrava notarlo, fino a quando Marco, un suo compagno di classe, si avvicinò.
“Che fai?” chiese Marco.
Matteo non rispose subito. Parlare gli sembrava complicato, soprattutto quando le domande arrivavano all’improvviso. Ma poi, lentamente, alzò gli occhi e indicò il disegno a terra. “Treni.”
Marco si sedette accanto a lui. “Anche a me piacciono i treni! Qual è il tuo preferito?”
Matteo rimase sorpreso. Nessuno gli aveva mai chiesto una cosa del genere. Il suo viso si illuminò e, per la prima volta, iniziò a parlare con entusiasmo. Parlò del Frecciarossa, delle locomotive a vapore, delle stazioni più grandi d’Italia. Marco ascoltava attento, affascinato.
Da quel giorno, ogni ricreazione, Matteo e Marco si sedevano insieme a disegnare binari e inventare storie di viaggi in treno. Matteo non si sentiva più solo. E, soprattutto, aveva scoperto che a volte, bastava un sorriso e una domanda gentile per far partire un nuovo viaggio.
Ogni bambino ha il suo modo speciale di comunicare e di vedere il mondo. A volte, per costruire un’amicizia, non serve parlare tanto, ma basta fermarsi, osservare e condividere qualcosa di semplice, come la passione per un treno che corre lontano.
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