
Questo è il dramma di una mamma e del suo piccolo Mattia, volato via troppo presto.
Era un pomeriggio qualunque, uno di quelli in cui il silenzio fa più rumore del traffico. Anna era seduta sul divano, con una coperta sulle ginocchia e il cellulare stretto tra le mani. Lo accendeva spesso, quasi per abitudine, come se da un momento all’altro potesse ricevere un messaggio, una foto, un video, una voce.
«Mi manca tutto di te…» sussurrava tra sé e sé, stringendo forte il cuscino che un tempo profumava ancora di lui.
Mattia aveva solo due anni. Due anni di luce, di sorrisi a denti larghi, di corse maldestre e baci sbavati. Due anni in cui Anna aveva scoperto il significato profondo della parola amore.
E adesso… niente.
Solo una stanza che profuma ancora di talco, un lettino intatto, e il suono assordante di un’assenza.
«Mi manca la tua voce, amore mio. Il tuo profumo sulla mia pelle. Il modo in cui ridevi quando ti facevo i dispetti, e correvi da me per avere un bacio.»
Le venivano in mente le piccole cose: le manine sporche, i piedini nudi che battevano sul pavimento, il modo in cui diceva “mamma” come fosse la parola più importante del mondo.
Ogni sera sperava che il tempo facesse qualcosa che lenisse, che ammorbidisse, che chiudesse almeno un po’ quella ferita.
Ma niente.
Il tempo non guariva. Il tempo serviva solo a contare i giorni da quando lui non c’era più.
«Ti amo, amore mio» ripeteva, con una voce spezzata.
«Mi manchi… Mi manchi in ogni gesto, in ogni respiro, in ogni momento che non posso più condividere con te.»
E intanto guardava il cielo, cercando una stella che le sembrasse più vicina delle altre perché forse, da qualche parte, Mattia la stava ascoltando. E magari, anche solo per un attimo, si sarebbe sentita ancora mamma tra le sue braccia invisibili.
Il dolore di una madre non conosce fine, ma conosce trasformazione. Col tempo, quella ferita non smette di far male… impara solo a convivere con il silenzio.
E in quel silenzio, tra una lacrima e un ricordo, lei continua ad amare.
Non ci sono risposte, non ci sono perché.
Ci sono solo giorni da attraversare, notti da sopportare, ricordi da stringere forte come fossero vita.
Lei non smetterà mai di cercarlo nei sogni, nei sorrisi degli altri bambini, nel vento che soffia leggero quando tutto sembra fermo.
Il suo bambino non è più tra le sue braccia, ma è ovunque il suo cuore sappia riconoscerlo.
E così, ogni mattina, anche se con gli occhi pieni di assenza, lei si alza.
Perché l’amore che ha per lui è più forte del dolore.
Perché un figlio, anche se vola via, non smette mai di essere figlio.
E una madre… una madre non smette mai di amare. Mai.
Nessun commento:
Posta un commento