giovedì 24 aprile 2025

Perché esiste il male? Dio, l’amore e il mistero della sofferenza






Ci sono domande che ci accompagnano fin dall’infanzia, che si insinuano nei nostri pensieri nei momenti di dolore, e che tornano a bussare quando la vita ci mette di fronte all’inspiegabile.

Una di queste domande è tra le più laceranti:Perché esiste il male?

Non parliamo di un interrogativo astratto o filosofico, parliamo di un dubbio che nasce dal cuore, spesso spezzato. 


Quando perdiamo qualcuno che amiamo, quando vediamo soffrire un innocente, quando nel mondo esplodono guerre, fame, ingiustizie, ci chiediamo:

Se Dio ci ama davvero, come può permettere tutto questo? 

Dov’è Dio, quando il male sembra vincere?


Questa domanda attraversa tutte le culture, tutte le religioni, tutte le epoche è un grido antico quanto l’uomo e anche se nessuna risposta può spegnere del tutto quel grido, possiamo cercare di comprenderlo, di abitarlo, di trasformarlo non per trovare una soluzione definitiva, ma per camminare insieme verso una verità più profonda.


Una delle risposte fondamentali offerte dalla tradizione religiosa e filosofica riguarda la libertà umana. Dio ha creato l’essere umano libero: libero di amare, di scegliere il bene… ma anche, tragicamente, libero di scegliere il male.


Senza libertà, non ci sarebbe responsabilità ma senza responsabilità, non ci sarebbe nemmeno amore autentico se Dio avesse creato un mondo senza la possibilità di sbagliare, saremmo automi, non persone.


 Il male che vediamo guerre, violenze, abusi non è opera di Dio, ma conseguenza delle scelte umane.


Dio non vuole il male, ma rispetta la libertà dell’uomo, anche quando questa si rivolta contro la vita eppure 

c’è un tipo di sofferenza che va oltre la volontà dell’uomo. 


Parliamo del male naturale: malattie, catastrofi, morte improvvisa cose che accadono senza colpa apparente, colpiscono spesso chi meno le merita questo è il male che ci fa più paura, perché ci toglie il controllo. Qui, il credente si scontra con un mistero: Perché un Dio buono permette il dolore innocente?


Non c’è una risposta definitiva, ma una possibilità è che la creazione stessa sia in cammino, non ancora perfetta. È un mondo fragile, dinamico, dove la vita nasce anche attraverso la fatica, la trasformazione, la sofferenza.


Dio non si pone come scudo dal dolore, ma come compagno nella sofferenza, non guarda da lontano, ma scende nel nostro dolore, lo assume, lo condivide. In Gesù, Dio ha sofferto, ha pianto, ha sperimentato la solitudine e la morte.


Anche se il male fa paura, non è l’ultima parola, nella storia, nelle biografie dei santi, dei martiri, ma anche delle persone comuni, vediamo che dal dolore può nascere un bene più profondo: compassione, forza, maturità, solidarietà.


Pensiamo a chi ha perso tutto e ha trovato una nuova missione, a chi ha trasformato il proprio lutto in aiuto per gli altri. Non è facile, e non sempre accade ma è possibile.


La croce, nella fede cristiana, non è solo un simbolo di morte, ma di speranza: dalla sofferenza può nascere salvezza, persino resurrezione.


Ci sono situazioni in cui nessuna spiegazione basta. Il dolore è troppo grande, troppo ingiusto. In quei momenti, non servono teorie, ma presenza nessuna parola, ma compassione.


Forse la vera fede non è quella che capisce tutto, ma quella che continua a credere anche quando tutto crolla. Una fede che dice: “Non comprendo, ma mi affido. Non vedo la luce, ma non smetto di cercarla”.

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