martedì 8 aprile 2025

Mamma, perché sono fatta così?



Essere genitore è una delle esperienze più intense e complesse che la vita possa offrire. Quando un figlio riceve una diagnosi di Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD), quel percorso, già di per sé ricco di sfide, assume nuove sfumature. Il rapporto con il figlio è una danza delicata tra comprensione, pazienza, frustrazione e amore incondizionato, intimo e realistico, per trasmettere il loro legame, le difficoltà e l’amore profondo che li unisce.


Il primo passo è la conoscenza. Capire che il comportamento di un bambino con ADHD non è semplicemente “capriccioso” o “disobbediente”, ma il risultato di una diversa modalità di funzionamento del cervello, cambia radicalmente la prospettiva del genitore. Il bambino non “vuole” distrarsi o interrompere, semplicemente fatica a controllare gli impulsi, a concentrarsi per lunghi periodi o a seguire istruzioni complesse.


È sera. Il televisore è spento nel salotto di casa, la luce è soffusa. Una madre e sua figlia sono sedute sul divano, fianco a fianco. La bambina ha circa 9 anni, occhi vivaci, gambe che non riescono a stare ferme. La madre ha lo sguardo stanco, ma dolce.


Figlia:

Mamma… posso farti una domanda?


Madre:

Certo, amore mio. Che c’è?


Figlia:

Perché non riesco a stare ferma come gli altri? Anche oggi la maestra mi ha sgridata. Mi ha detto che non ascolto mai. Ma io ci provo, mamma… ci provo davvero.


Madre:

Lo so, piccola mia, la guarda e le accarezza i capelli.So che ci provi. E voglio dirti una cosa importante: non sei sbagliata. Sei solo… fatta in modo speciale.


Figlia:

Speciale come? Gli altri mi prendono in giro. Dicono che sono “matta” o “scema”.


Madre:

Mi dispiace che ti dicano queste cose. Ma sai una cosa? Le persone spesso hanno paura di ciò che non capiscono. Tu hai l’ADHD, lo abbiamo scoperto insieme, ti ricordi?


Figlia:

Sì… è quella cosa che mi fa venire mille idee tutte insieme?


Madre:

Esatto. E ti fa parlare tanto, correre, saltare, ma anche immaginare cose che altri bambini non vedono. Sei curiosa, intelligente, piena di energia. Ma a volte il tuo cervello corre più veloce di quanto tu riesca a controllare.


Figlia:

Ma perché io, mamma? Perché proprio a me?


Madre:

Non lo so. Nessuno lo sa davvero. Ma quello che so è che io non ti cambierei per niente al mondo. Neanche per un solo secondo.


Figlia:

Davvero?


Madre:

Davvero. Anche se a volte sei un uragano, io ti amo. E ti amerò sempre. E stiamo imparando insieme, no? Un passo alla volta.


Figlia:

Tipo quando facciamo la lista delle cose da prendere al supermercato la mattina?


Madre:

Esatto. Ogni giorno stai diventando più forte, più consapevole. E io sono orgogliosa di te.


Figlia:

Anche se oggi ho dimenticato di fare alcune cose?


Madre:

Anche se oggi hai dimenticato non fa nulla. Sai perché?


Figlia:

Perché mi vuoi bene?


Madre:

Perché sei mia figlia e anche con tutte le difficoltà, tu sei una meraviglia.


La bambina sorride. Si stringe forte alla mamma. Le gambe si fermano, per un attimo solo. Ma è un attimo che vale tutto.


Il rapporto tra un genitore e un figlio con ADHD non è sempre facile, ma è profondamente autentico. Richiede pazienza, ascolto e tanto amore. Non si tratta di “aggiustare” il bambino, ma di imparare a camminare insieme, trovando modi nuovi per capirsi e crescere.


Non abbiate paura di sbagliare. Non cercate la perfezione. Il vostro amore, la vostra presenza e la vostra voglia di capire fanno già un’enorme differenza. I bambini con ADHD non hanno bisogno di essere cambiati: hanno bisogno di essere accettati, compresi e sostenuti… esattamente come sono.

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