
Ci sono giorni in cui la vita sembra stringersi tutta in un pugno. Giorni in cui anche un errore diventa una frattura profonda, capace di far tremare le fondamenta di chi si è sempre mantenuto a galla con dignità silenziosa così come Teresa, una donna anziana, una sarta con le mani segnate dal lavoro e il cuore logoro dalla solitudine, che scoprirà come il destino, a volte, sa ricucire con filo invisibile ciò che il tempo e le persone hanno strappato.
La donna aveva trasferito per errore la sua pensione. Un gesto involontario, un clic sul tasto sbagliato del cellulare che aveva svuotato l’unico gruzzolo che aspettava con ansia. Senza quei soldi, non aveva nemmeno di che comprarsi un pezzo di pane.
La casa era silenziosa, fredda, vuota. Seduta in cucina, stringeva tra le mani una tazza di tè annacquato, mentre le lacrime scendevano silenziose, come non accadeva da quando sua figlia le aveva chiesto di andare via.
Mamma, non puoi più vivere con noi. È per i bambini… non vogliamo che ti agiti.
Agitarsi. Così lo chiamano ora
Da due mesi viveva in una pensione che sapeva di muffa, lontana dalla vita che conosceva. Era tornata a cucire, come faceva da ragazza. Una vicina gentile le aveva prestato una vecchia macchina da cucire, e lei si arrangiava con piccoli lavoretti orli, rammendi, riparazioni.
Ma quel giorno non aveva né filo, né stoffa, né forze.
Alzò gli occhi al soffitto, sperando che qualcosa cambiasse. Il segno arrivò con il rumore di un clacson. Forte. Insistente.
Teresa uscì impaurita, convinta fosse un vicino impaziente, invece, davanti a casa sua c’era una macchina nera. Ne scese un uomo alto, distinto, in completo elegante.
È lei la signora Teresa? chiese.
Dipende da chi lo chiede rispose lei, con diffidenza.
Mi chiamo Lorenzo. Stamattina ha trasferito per errore la sua pensione sul mio conto.
Il sangue le si gelò.
Oh, signore, mi perdoni! È stato un errore… ho provato a contattare la banca, ma non risponde nessuno. Non so a chi rivolgermi , non ho nessuno…
Lorenzo le sorrise, con calma, non si preoccupi, signora, sono venuto a restituirle tutto ma non solo.
Aprì la valigetta e le porse una busta, dentro c’erano tutti i soldi fino all’ultimo centesimo.
Ma… è davvero tutto! balbettò Teresa.
Ho saputo su di lei che è stata sarta per tanti anni e che ha ripreso a cucire, nonostante l’età.
Lei si sentì arrossire, ma come chi gli ha detto tutto questo?. Mi ha ricordato mia madre disse lui, anche lei cuciva e ho pensato se potessi aiutarla.
Aiutarla? In cosa?
Lui le sorrise e la invitò a seguirlo. Salirono in macchina, fino a raggiungere una vecchia falegnameria trasformata in bottega artigianale che si trovava a un chilometro da dove la donna viveva.
All’interno, il suono delle macchine da cucire si mescolava all’odore dei tessuti nuovi. C’erano tavoli con tessuti, cesti pieni di scampoli, rotoli di lino grezzo. Donne chine sui banchi lavoravano con precisione.
Teresa tremava. Pensava fosse uno scherzo.
Mi serve una persona con esperienza, con occhio critico e cuore saldo, qualcuno che sappia insegnare, guidare, dare anima a questo laboratorio. E lei ha tutto quello che cerco.
Teresa abbassò gli occhi, non posseggo titoli, non conosco le lingue. Non riuscì a rispondere. Lui le posò una mano sulla spalla, con dolcezza.
Qui avrà uno compenso dignitoso, un pasto ogni giorno…e, se vuole, anche una stanza dove stare. Se lo è guadagnato, con ago, filo e onestà. Non è carità. È merito.
Quella sera, rientrando nella sua stanzetta, per la prima volta dopo tanto tempo, Teresa non si sentì sola, notò che il cielo era più chiaro. Aveva un nuovo ruolo, un nuovo inizio. Un domani.
Dio agisce in modi misteriosi, il filo della vita si riannoda proprio dove pensiamo sia spezzato.
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